Il coreografo Roberto Zappalà affronta un tema complesso raramente declinato in danza: lo spettacolo A.semu tutti devoti tutti? mostra il rapporto con la religione, l'appartenenza a tradizioni popolari e fanatismo.
La precessione annuale per la patrona di Catania Sant’Agata, tra le feste più importanti del mondo cattolico, è per il coreografo Roberto Zappalà il punto di partenza per affrontare un tema complesso raramente declinato in danza: lo spettacolo A.semu tutti devoti tutti? mostra il rapporto con la religione, l’appartenenza del singolo alla comunità nella devozione, in bilico fra ostentazione e spiritualità, e l'appartenenza a tradizioni popolari e fanatismo.
Un ensemble tutto al maschile
Tranne la figura di Sant’Agata, rappresentata dal corpo nudo di una danzatrice, la scelta del coreografo è di affidare il movimento a un ensemble di danzatori. L’energia maschile si esprime attraverso momenti coreografici di fisicità violenta e di feroce contrapposizione. Supremazia e prevaricazione di genere, ma anche manipolazione di un simbolo: la donna come icona di santità, sorretta dal gruppo, rotola su un tappeto di braccia maschili che si sostituiscono le une alle altre per sorreggerla nella sua immobilità.
La contemporaneità nell’impianto scenico
Un forte riferimento scenografico alla storia della martire, a cui furono strappati i seni, è costituito da lunghi cordoni di reggiseni legati l’uno all’altro, sui quali il corpo della santa rimane appeso, irraggiungibile, mentre sullo schermo scorrono immagini di tifoseria calcistica. Un contrasto iconografico potente. Anche nella musica che alterna brani rock alle sonorità, a tratti volutamente disturbanti, del gruppo Lautari. Si delinea così, in un luogo di finzione e di rappresentazione di appartenenza alla comunità, il riscatto del singolo.
Il business della devozione
Nel progetto di rilettura della Sicilia anche attraverso le sue tradizioni religiose Zappalà utilizza un linguaggio coreografico di forte impatto, legato anche alle arti marziali. “L’arroganza dei corpi è quella dei maschi siciliani che si toccano e mettono in mostra la loro virilità portando per ore la santa in giro per le strade della città”, spiega.
Dalla devozione ostentata si passa, nel finale di A.semu tutti devoti tutti ?, alla cronaca giudiziaria. Le possibili intrusioni mafiose nell’organizzazione della processione di Sant’Agata hanno dato il via a un’inchiesta che negli anni ha portato all’infondatezza dei fatti. Ma l’interrogativo rimane aperto. Esiste un business della devozione? Un lavoro di teatro danza interessante, che meriterebbe una più accurata e profonda integrazione drammaturgica fra dimensione intima ed esteriore.