Prosa
DESDEMONA NON DEVE MORIRE

Otello riletto in carcere

Desdemona non deve morire
Desdemona non deve morire © Roberto Materassi

Prima con suspence per “Desdemona non deve morire”, ovvero Shakesepare ripensato e interpretato dagli Scatenati, compagnia fondata all’interno della casa circondariale di Marassi a Genova.
La compagnia, formata da un gruppo di detenuti con il supporto di professionisti, in origine schierava Luca nella parte di Otello. Ma il destino si è messo di mezzo costringendo il regista Sandro Baldacci a un altro, diverso azzardo. Dopo otto mesi di preparazione, a dieci giorni dal debutto, l’attore scelto tra i carcerati si è rotto una gamba. Tutto a monte? Chi se la sarebbe sentita, anche dall’esterno, di imparare la parte e costruire il personaggio in pochi giorni?

I protagonisti

Antonio Carli ha accettato e molti applausi, a fine spettacolo, ne hanno premiato non soltanto il coraggio ma anche l’impeto e la passione nei faccia a faccia con i colleghi: Igor Clerici, Iago di convincente perfidia, Martina Limonta, Desdemona al tempo stesso volitiva e inerme, Cristina Pasino che ha vinto un’altra sfida, legata al personaggio di Emilia, la moglie di Iago, prima strumento inconsapevole dell’inganno ordito dal marito per scatenare la gelosia omicida di Otello, poi complice che non rivela i propri sospetti.

Il colpo di scena

Se Laurence Olivier e Orson Well ne avevano intuito l’importanza, Baldacci si concede anche un colpo di scena. Nel finale Emilia non muore, come vuole Shakespeare, ma sopravvive per urlare a tutti il proprio disgusto e annullare con un gesto di violenza quel mondo che soltanto di violenza si nutre. E’ un mondo contemporaneo, uno scenario di guerra imprecisata e permanente nel quale la fisicità degli interpreti trova terreno ideale. Giusto impegnarli in storie forti, che costringono molti a possibili paragoni con il loro vissuto, anche se sono di tutt’altro genere le pene che stanno scontando.

Opportuno anche il taglio di tutto il primo atto. La riscrittura invece si lascia prendere un po’ troppo la mano da un linguaggio di strada che c’è anche in Shakespeare, ma sempre misto alla poesia. Le musiche di Bruno Coli rendono ancora più incalzante il susseguirsi e il precipitare delle azioni.

Visto il 10-04-2018
al Ivo Chiesa di Genova (GE)