Aladin, la commedia musicale di Stefano D'orazio con protagonista Max Laudadio, ha riunito i componenti piccoli, adulti e più maturi di intere famiglie, insieme ad applaudire l'eterna favola da mille e una notte, tornata in scena a tredici anni dal suo debutto.
Se c'è una cosa che va subito notata nell'opera del compianto batterista dei Pooh è proprio questa volontà di rivolgersi a una vasta platea di spettatori e su questo spirito si è mossa la regia e l'adattamento di Luca Cattaneo.
Quello che comunicano i diciotto brani della colonna sonora di Aladin (scritti in collaborazione con gli altri tre Pooh) si integra con i testi che rivolgono l'attenzione a tutte le diverse generazioni. Se il brano “Soltanto donna, solamente mia” cantato dalla Jasmine – Angela Ranica sembra ricordare gli insopportabili abusi di genere, “Volo” intonata da Aladin - Eugenio Grandi sembra incitare la fantasia dei più piccoli, specie se è accompagnata da un tappeto che magicamente si libra nell'aria.
Se gli arguti e serrati dialoghi a volte alludono alla satira sociale, altre volte divertono i più piccoli grazie a calembour di facile intuizione e di sicura risata, tante altre volte poi i più anziani si ritrovano a ridere assieme ai bambini, e anche a commuoversi un po'.
Musical vivace, colorato, brillante
Aladin è uno spettacolo intenso, senza pause se non quella alla fine della prima parte, dopo un'ora di canzoni, coreografie, duetti canori e recitativi, azioni sceniche da action movie e trovate geniali. Dieci attori e otto danzatori-ballerini-performer non lasciano praticamente mai la scena vuota: i cambi di ambienti e fondali avviene con rapidità e con integrazione al prosieguo della racconto, in pratica non si stacca mai gli occhi dal palco. E se gli effetti speciali e le “magie” lasciano a bocca aperta i molti ragazzini presenti, il dinamismo e l'energia dei protagonisti non danno spazio a nessun momento di noia nemmeno fra gli adulti.
Bravi i giovani e azzeccato genio moderno, da applausi tutto il cast
Fra le via di Bagdad scocca la scintilla d'amore fra la principessa Jasmine e il povero ma intraprendente Aladin, ma la storia sentimentale non avrebbe futuro se non irrompesse sulla scena il genio della lampada. Un genio molto umano, un genio che ambisce alla libertà, che aspira a una vita normale perché, come canta nel brano di Canzian – D'Orazio, la lanterna gli sta stretta.
E a proposito del canto, non si può ignorare che le voci dei protagonisti e dei coristi sono veramente all'altezza dei migliori musical visti in teatro negli ultimi tempi. Eugenio Grandi strappa applausi nonostante non sia da considerare un cantante di lungo corso, ma solo per la giovane età, così come Angela Ranica, ottima Jasmine.
Ma non si può ignorare la prestazione eccellente di Alessandro Gaglio, un simpaticissimo Jafar nonostante quando canti si definisca “Pessimo” e la forza scenica di Max Laudadio, un genio che senza rubare nessuno spazio a nessun attore che lo affianchi, riesce a focalizzare gli spettatori ad ogni sua battuta, ad ogni sua movenza, ad ogni suo intervento: metà personaggio di cartoon, metà super eroe amico di ogni bambino e metà grillo parlante per le perle di saggezza che esprime. Sì, sono tre metà ma è un genio o no?
Il nuovo Aladin, promosso
Ad essere perfezionisti, si potrebbe dire che l'unica pecca, ma piccolissima, è la preminenza delle voci acute nel totale degli interpreti in scena: normale per le voci femminili. Ma anche fra gli uomini, con l'unica eccezione di Alessandro Gaglio, erano predominanti i toni acuti che per qualche istante di canto corale e su note alte potevano recare qualche disturbo. Ma questo a voler spaccare il pelo in quattro, pelo che non toglie minimamente il divertimento della rappresentazione, la bellezza dello spettacolo, la piacevolezza delle musiche e la bravura dei protagonisti, tutti accomunati dai lunghi e ripetuti applausi.