A 35 anni dal debutto (14 febbraio 1989), torna in scena I 7 re di Roma, leggenda musicale di Luigi Magni con le musiche di Nicola Piovani: lo spettacolo narra in chiave parodistica (pur prestando la dovuta attenzione alle fonti storiche) i 244 anni che intercorrono dalla fondazione di Roma (21 aprile 753 a. C.) fino all’età repubblicana.
Enrico Brignano raccoglie il testimone dal suo maestro Gigi Proietti, protagonista della precedente edizione, nei panni di numerosi personaggi, tra i quali appunto i sette leggendari re di Roma. In questa personale rivisitazione l’attore e comico romano ha scelto di mantenere la regia originale di Pietro Garinei, rendendo così omaggio ai grandi artisti che in passato hanno costruito questo spettacolo.
Uno spettacolo impegnativo
A sostenere Brignano in questa impegnativa prova d’attore, tra cambi di personaggi, voci e costumi, c’è Simone Mori nei panni di Giano, detto Bifronte (perché in grado di vedere il passato e il futuro), che nello spettacolo assolve la funzione di narratore dei momenti salienti della vita dei sette monarchi e delle tradizioni della Roma nascente.
Simone Mori si dimostra un’ottima spalla e , pur non dovendo affrontare i repentini e numerosi cambi di costume del protagonista, la sua interpretazione e presenza scenica non passano inosservate fin dalle prime battute.
Tra storia e leggenda
Da Romolo a Tarquinio il Superbo, Enrico Brignano accompagna il pubblico attraverso un divertente excursus dalla monarchia alla Repubblica, mantenendo precisi riferimenti storico-letterari (in particolare Plutarco e Tito Livio).
Ludovica Di Donato, nei panni di Ersilia, regala al pubblico la propria prospettiva sul Ratto delle Sabine, che si traduce in una riflessione ante-litteram sulla violenza contro le donne; l’accorata e coinvolgente interpretazione di Giovanna D’Angi, nei panni di Orazia, fa riscoprire alla platea un aspetto meno conosciuto e ugualmente drammatico della celebre diatriba tra Orazi e Curiazi.
Tra le interpretazioni (e i travestimenti) più divertenti del protagonista restano memorabili Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio e Tarquinio il Superbo. Oltre ai leggendari Re di Roma, Brignano interpreta anche Tiberino, figlio di Giano, il fauno Luperco, il padre degli Orazi e Bruto.
Un allestimento spettacolare
Oltre ai numerosi, accurati e sgargianti costumi, a colpire gli spettatori sono soprattutto le imponenti scenografie di Marco Calzavara, fin dall’apertura del sipario, quando appare il carro dorato di Apollo che trasporta il sole per buona parte del palcoscenico. Ed è inevitabile sobbalzare dalla poltrona alla fine del primo atto, quando la folgorazione di Tullo Ostilio avviene con un effetto speciale da concerto rock.
Con questa “versione aggiornata” de I 7 re di Roma, Enrico Brignano ha inseguito un duplice obbiettivo: omaggiare alcuni grandi maestri della commedia musicale italiana (Proietti, Garinei, Magni, Piovani) e rendere un classico più fruibile anche a un pubblico giovane.
L’operazione dal punto di vista commerciale è certamente riuscita, poiché le recite sono spesso sold out; eppure, come spesso accade ai comici che si cimentano in altre rappresentazioni che non siano gli spettacoli con cui il pubblico li identifica da anni, si ha l’impressione che il pubblico si aspettasse il solito Brignano, in stile one man show e prettamente comico. Ed è probabilmente il motivo per cui l’artista ha intrattenuto il pubblico, al termine dello spettacolo, con un fuori programma di oltre 20 minuti di genuina comicità contemporanea.