Musical e varietà
CABARET - THE MUSICAL

Il "Cabaret" di Arturo Brachetti, tra poesia e (forse troppa) spensieratezza

Cabaret
Cabaret

Assistere al nuovo allestimento del musical Cabaret, nel quale Arturo Brachetti interpreta l’iconico ruolo del Maestro delle Cerimonie, ha generato aspettative rilevanti. Alcune confermate, altre invece un po' disattese.

L’eclettico trasformista torinese, oltre ad essere il regista dello spettacolo insieme con Luciano Cannito, interpreta l’irriverente padrone di casa del Kit Kat Klub, squallido rifugio dalla crescente minaccia nazista nella Berlino del 1930.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

 

Arturo Brachetti


Nell'affrontare questo ruolo, Brachetti non vuole rinunciare alla sua arte del trasformismo (correndo il rischio di distrarre il pubblico); tuttavia, qualche sporadica incursione nel quick change non risulta "invasiva" rispetto alla trama: fin dalle prime di note di Willkommen, trasmette una discreta disinvoltura anche nel canto, alternando ammiccanti e scanzonati siparietti (Two Ladies) a poetici momenti di tenerezza (If You Could See Her).

Diana Del Bufalo


Accanto a Brachetti, Diana Del Bufalo affronta il ruolo (piuttosto ostico, a essere onesti) di Sally Bowles, rendendola consapevolmente fin troppo sbarazzina e, a tratti, indolente, sul piano della recitazione: tuttavia, il risultato sotto l'aspetto del canto è positivo già dall’esecuzione del brano Don’t Tell Mama, durante il quale la sola sua presenza scenica è sufficiente a suscitare il gradimento del pubblico.

La profonda umanità di una Berlino decadente

L’impronta registica di Brachetti vuole far emergere l'umanità e la spensieratezza di tutti gli altri personaggi. In particolare, Cristian Catto (Clifford Bradshaw) rappresenta l’autentico spirito del giovane scrittore alla ricerca dell’ispirazione, che si lascia trascinare dagli eccessi e dall’ambiguità di una Berlino decadente, prossima a un inevitabile cambiamento.

Christine Grimandi, nel ruolo di Fräulein Schneider, affronta alcuni dei numeri musicali più complessi dello spettacolo (So What?, What Would You Do?), trasmettendo al pubblico intensa emotività, anche grazie alla tenera complicità creata in scena con Fabio Bussotti, nei panni di Her Schultz. I due interpretano una coppia matura, che sembra trovare nell’affetto reciproco una speranza cui aggrapparsi, prima di soccombere alle ineluttabili conseguenze dell’avvento del nazismo.

Una regia a quattro mani pulita ad equilibrata

Molto buono il lavoro svolto dal direttore musicale Giovanni Maria Lori, con l’orchestra dal vivo posizionata in alto rispetto agli interpreti, che esegue le musiche mantenendo un mood vivace e avvolgente, a tratti sincopato.

Un’atmosfera decadente che si fonde coerentemente con l’energia dell’instancabile, brioso (e spesso ammiccante) ensemble, chiamato a eseguire le coreografie create da Luciano Cannito, che compensano l’impostazione prevalentemente “testuale” della regia, soprattutto attraverso l’inserimento di alcuni numeri di tap dance.


Insomma, questa versione di Cabaret non è immersiva, né intimistica; il regista ha puntato a mostrare un palcoscenico il più possibile luminoso (anche grazie a costumi sfavillanti e funzionali scenografie), e mantenendo toni abbastanza spensierati - forse a volte anche troppo, considerando il tema e il periodo storico trattato - ci propone una riflessione diversa sul decadimento emotivo contemporaneo. Forse però si poteva osare di più.
 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Visto il 10-10-2023
al Alfieri di Torino (TO)