Danza
CARMINA BURANA

La compagnia di Mauro Astolfi…

La compagnia di Mauro Astolfi…
La compagnia di Mauro Astolfi ha sposato, in una rilettura contemporanea, i testi poetici contenuti in un importante manoscritto del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis, proveniente dal convento di Benediktbeuern e attualmente custodito nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera. Il termine Carmina Burana è stato introdotto dallo studioso Johann Andreas Schmeller nel 1847, in occasione della prima pubblicazione del manoscritto. Tale codice comprende 315 componimenti poetici su 112 fogli di pergamena decorati con miniature destinati al canto, ma gli amanuensi autori non riportarono la musica di tutti i carmi, cosicché si può ricostruire l'andamento melodico solo di 47 di essi. Nel 1937, il compositore tedesco Carl Orff musicò alcuni brani dei Carmina Burana, realizzando un'opera con lo stesso nome per orchestra, coro e tre solisti. Orff scelse di comporre una musica nuova, sebbene nel manoscritto originale fosse contenuta una traccia musicale per alcuni dei brani. A questa rielaborazione del pentagramma nella ballet version di Mauro Astolfi vengono aggiunte anche le musiche di Caracciolo e Vivaldi. Sotto la coreografia delle luci di Marco Policastro scivolano nello spazio dieci danzatori: Alessandra Chirulli, Fabrizio Clemente, Maria Cossu, Gianmaria Giuliattini, Nicholas Poggiali, Marianna Ombrosi, Silvia Rizzo, Sofia Barbiero, Francesco Gammino, Eva Grieco che al pubblico appaiono come fluide linee che volteggiano con estrema leggerezza nello spazio, quasi in assenza di gravità, capaci di comporre qualsiasi geometria ed illusione ottica. La coreografia ideata da Mauro Astolfi è il risultato di una continua ricerca sui nuovi linguaggi del corpo derivati da una contaminazione di vari stili e tecniche. I corpi dei ballerini sono matite, compassi, sfere, squadre atte a tratteggiare nello spazio nuovi perimetri, contorni, luoghi da riempire con i loro stessi corpi vestisti da Ferrone e Halfon. Non è un caso che il balletto rientri nella rassegna Danza d’Autore realizzata dal CDTM – Circuito Campano della Danza per la direzione artistica di Mario Crasto De Stefano, proprio per il suo continuo scavare nella sperimentazione delle tecniche e la creazione di nuovi stili. I versi esaltano il piacere del vino, la taverna, l’amore popolare ed ingenuo, la natura; altri, al contrario, condannano la dissolutezza del clero del tempo o incoraggiano le fanciulle a godere del piacere dei sensi; e ancota i “canti crociati” espressione dei violenti attacchi alla corruzione di allora e alla avidità di denaro. In questo contesto s’inserisce la danza nel tentativo di fondere la sua forza narrativa con quella della musica mirando a riunire e completare lo spirito originario dei Canti. Il tutto si muove sullo sfondo di un linguaggio scenografico minimalista ed essenziale: l’arte povera va in scena: due tavoli lunghi ed un grande armadio sono l’arredamento messo in scena di Stefano Mazzola. I corpi dei ballerini entrano ed escono da questi luoghi fisici e dagli spazi che essi stessi creano sul palcoscenico Frammenti, immagini, suggestioni, visioni, dal pentagramma al palcoscenico attraversano la storia, i valori, i piaceri della vita nell’espressione corporea di un’attualità che non tramonta mai. Napoli, Teatro Delle Palme - 5 Marzo 2007