Con grande lucidità d’intenti e folgorante intensità poetica, Valter Malosti, continuando la feconda collaborazione tra Teatro di Dioniso e Teatro i (già Teatro Aperto), raccoglie la difficile sfida di portare sulla scena la voce monologante immaginata dal genio lirico di Patrizia Valduga, una delle figure più carismatiche, colte e controverse del nostro panorama letterario che, già nel lontano 1996, con Corsia degli incurabili, aveva utilizzato il sirventese classico del duecento per aggredire “ quell’imbroglione da operetta” che, grazie alla quiescenza di un’Italia vieppiù serva, già all’epoca era l’evidente promotore di un declino etico, estetico e linguistico.
Corsia degli incurabili è un urlo di sdegno e di rabbia; è l’invettiva cinica e nichilista di una malata terminale, un soldato di quel dolore che dà più “sapore agli spaghetti”, una creatura indomita ed incollerita che, fieramente inchiodata sulla propria sedia a rotelle, usando un microfono ad asta come canale d’amplificazione del delirio, vomita la sua disperazione e la sua riprovazione verso un paese in cui dominano l’ipocrisia morale, la corruzione politica, il qualunquismo, la volgarità della tv e la spudoratezza della “similpoesia”.
Il dettato poetico è costituito da un trascinante “flow of consciousness”, un inarrestabile je accuse che non sembra risparmiare nessuno: nel tragico monologo della protagonista fanno la loro comparsa tutti i nemici di un’intera esistenza, da Pippo Baudo all’odiato Leopardi, dal direttore del Corsera al Presidente del Consiglio. Una galleria d’aberrante umanità che la poetessa reputa responsabile di uno tra i più efferati crimini mai compiuti, cioè l’assassinio della lingua italiana sacrificata al più commerciale idioma albionico in nome del business e della comunicazione mediatica.
Nella magnetica scansione ondivaga ed asmatica di suoni e luci, nell’equilibrata fascinazione registica proposta da Valter Malosti spicca, infine, la straordinaria prova di attrice di Federica Fracassi che, amplificando sapientemente l’aura magica ed evocativa dello spettacolo, celebra le nozze alchemiche tra teatro e poesia e consegna al pubblico un piccolo miracolo dove brilla fermamente la grazia di un’illuminazione.
Prosa
CORSIA DEGLI INCURABILI
Un assolo di folgorante bellezza
Visto il
14-09-2011
al
India - sala A
di Roma
(RM)