Prosa
DIO RIDE

Per Moni Ovadia Dio Ride e canta musiche klezmer

Moni Ovadia
Moni Ovadia

Storielle ironiche e musiche klezmer – eseguite dal vivo dalla Moni Ovadia Stage Orchestra - scandiscono le riflessioni argute del narratore-protagonista Moni Ovadia.

Simkha Rabinovich - il vecchio ebreo errante di Oylem Goylem (“Il mondo è scemo”) – girovaga con la sua compagnia di musicanti per narrare, attraverso il sorriso, storie di esilio e spiritualità ebraica. Il titolo dello spettacolo Dio ride. Nish Koshe è infatti tratto da un testo talmudico, in cui mentre i rabbini discutono della legge, Dio ride perché la legge non sta nei cieli!

Oltre i muri: la leggerezza dello “spirito” ebraico

Storielle ironiche e musiche klezmer – eseguite dal vivo dalla Moni Ovadia Stage Orchestra - scandiscono le riflessioni argute del narratore-protagonista Moni Ovadia sull’esilio e l’ossessione per la terra come patria, di come la deriva nazionalista abbia fatto perdere la spiritualità, la leggerezza del sorriso fraterno a discapito di una passione per l’erezione di muri e nazioni.

Il leit motiv dello spettacolo si intuisce sin dalle prime battute: “essere stranieri a casa propria” che di conseguenza scatena un odio contro i muri, primo fra tutti il Muro del Pianto o Muro Occidentale, che appare sullo sfondo con la sua intensa granulosità proiettato sulla quinta scenica, quel muro, che ribadisce secondo Ovadia, la passione per l’esilio e la natura trascendente del legame divino.

La partitura narrativa dei racconti è scandita dalle sonorità gitane e klezmer con assoli di violino e clarinetto, canti in yiddish e arabo e danze libere che sottolineano l’ilarità e la leggerezza dello spirito ebraico, al di là dello sguardo comune di guerre e persecuzioni. È l’ironia che guida l’intelligenza e l’umorismo – come dice lo stesso Ovadia“è uno strumento poderoso per spiazzare il potere, le regole rigide, l’ossificazione del pensiero”.

La spiritualità appartiene al mondo

Nei panni di un antico cantastorie, Ovadia – regista e autore dello spettacolo – taglia e unisce pezzi di testi antichi, aneddoti ebraici, cita autori contemporanei (Freud, Levinas, Eco, Zavattini) e i classici personaggi della storia antica e veterotestamentaria e poi li lascia volar via come bandierine al vento o tanzaku appese al bamboo, perché leggero e inconsistente è il legame con il mondo, l’essere supremo oltre l’io, che qualcuno chiama Dio, mentre i saltimbanchi agnostici chiamano animus mundi.

Visto il 18-11-2019
al Duse di Bologna (BO)