Danza
FAR

L’acclamato coreogra…


	L’acclamato coreogra…

L’acclamato coreografo britannico Wayne McGregor è noto per uno stile dinamico e  un approccio innovativo alla danza. Lavora tra danza, cinema, musica, arte visiva, tecnologia e scienza per creare spettacoli davvero unici ed eccezionali. Il suo ultimo pezzo non fa eccezione. Affascinato dal ridefinire che cosa il corpo debba fare nella danza, è l’autore di un vocabolario tersicoreo interamente nuovo, che sembra basato sulle parole di Balanchine: “La coreografia è più semplice di quel che si pensi: bisogna solo fare.”
L’ultima creazione di Wayne McGregor, FAR (Flesh in the Age of Reason), è basta sull’interesse di McGregor per la relazione mente-corpo e per il modo in cui le idee nascono e col corpo prendono forma. Questo è un lavoro che nasce con un grande piano di destrutturare, messo in scena squisitamente dai dieci elementi della McGregor’s Random Dance. Lo spettacolo si apre con un passo a due che si potrebbe definire razionalista, cadenzato dalle note di Vivaldi e incorniciato dalla luce di torce accese. E’ un imprevedibile ondeggiare dei corpi, quasi una trascendente dimensione limbica, e già in questo contesto il formalismo della danza sembra  collassare  in uno statico caos audio-visuale, e trovare nuovi connessioni e modelli. La danza stessa collassa a questo punto, ed apre la porta alla fase successiva, un’ora di danza affascinante, che offre molti memorabili passaggi, brevissimi, pochi secondi. Un’evanescente sensazione di forza, delicatezza e destrezza si diffonde in questa parte dello spettacolo dai dieci danzatori. Potremmo dire di essere di fronte all’interpretazione accurata di una teoria scientifica. La coreografia di Wayne McGregor’s ha una profonda semplicità formale che coinvolge immediatamente lo spettatore. La scena è dominata da un grande schermo che si illumina secondo permutazioni varie. Al di sotto dello schermo i danzatori in costumi minimali rappresentano una successione di relazioni in assoli, passi a due e atre, nel tipico stile  McGregor: schiene undulanti come onde marine, veloci e impetuosi innalzamenti e movimenti della parti superiori e inferiori del corpo che sembrano scorrelati. La torcia introdotta in apertura dai portatori e l’orologio digitale che appare più tardi sul tabellone luminoso trasmettono il senso del viaggio intellettuale nell’esplorazione scientifica della metafisica.
In tutto questo la musica  è più che un supporto. Il compositore di musica elettronica australiano, islandese di adozione, Ben Frost ha composto un tappeto di impulsi, vibrazioni e suoni estremi, quasi stridori, che sembrano intrappolati in una immaginaria centrale elettrica. Il paesaggio sonoro musicale di Ben Frost giustappone Cecilia Bartoli che canta Vivaldi (Sposa son desprezzata) con composizioni glaciali. Suoni e luci sono senza dubbio il tessuto connettivo che tiene unita questa creazione e consente alla compagnia di dare vita ad una serie di dialoghi intensi e complicate relazioni, che vanno dall’appassionato, al tenero, al crudele.
Immerso nella sua tendenza al grottesco, alle contorsioni muscolari, McGregor evoca qui una grazia aliena che suggerisce in qualche modo un balletto, una sorta di danza da universo parallelo. Il rigore e il linguaggio  formale esatto del suo lavoro costituiscono ormai un vocabolario identificabile attraverso il quale egli può esplorare una nuova architettura del movimento umano.
 

Visto il 26-03-2011
al Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia (RE)