Debutta il 29 Maggio 2009 al Teatro Lo Spazio di Roma, “Giochi di famiglia”, testo della contemporanea autrice serba Biljana Srbljanovic, nella versione drammaturgica dell’associazione culturale Zabalik, che si presenta al pubblico con l’intento di avviare una ricerca teatrale ed un confronto con la contemporaneità. Ne cura la regia un giovanissimo Alessandro Pezza, alla sua prima esperienza completamente autonoma. E se la cava benissimo, avvalendosi anche dell’aiuto di un cast di tutto rispetto: Nicola Canal, Patrizia Ciabatta, Desirée Cozzolino e Francesco Testa sono i quattro interpreti che si calano nei non facili ruoli di questo testo, che li vuole bambini e adulti allo stesso tempo.
Il gioco dei bambini protagonisti (interpretati da attori adulti) riesce a contenere in ogni battuta, senza mai concedersi tempi morti, tutte le accese discussioni e le argomentazioni tipiche della “famiglia”, ovvero dell’idea di famiglia che si è formata nella loro mente, regolata dalla legge della diffidenza nel prossimo e dall’imperativo dell’egoismo – “l’uomo è nemico dell’uomo”. Vengono ricreati, così, in ogni “scenetta” i ruoli e le divisioni gerarchiche e di sesso; talvolta i bambini si scambiano le parti nel gioco, consentendo anche al maschio di interpretare la parte della figlia femmina e così via. Al nucleo famigliare si aggiunge anche una bambina disadattata che si muove e si comporta come un cane (formidabile l’attrice che la interpreta) e ben presto ci accorgiamo che il gioco si trasforma in un’occasione di violenza e di sfogo della propria rabbia: per questi bambini, intuiamo, è normale che il papà picchi la mamma e la mamma picchi i figli e in realtà i protagonisti sembrano avere un’età indefinita, fin troppo capaci di osservare la realtà attorno a loro ed analizzarla al punto da saperne riprodurre in maniera tanto efficace i momenti salenti… insomma, sono bambini troppo bravi a “fare i grandi” per non lasciar intendere che sono stati costretti a crescere in fretta.
La conclusione inevitabile di ogni gioco pare essere la morte.
L’odio etnico e le tensioni della resistenza al potere dittatoriale si intravedono nei giochi che si trasformano a momenti in una sorta di prova generale della rivolta. Si rispecchia, negli aspetti più intimi e quotidiani, la decomposizione di una società che non ha più punti di riferimento ma sebbene il tutto avvenga ipoteticamente a Belgrado, potremmo essere in tante altre città, periferie o case dell’Europa unita…
Molti altri, gli argomenti accennati fra le righe, come l’attaccamento alle cose, ai soldi, agli oggetti, al cibo, a ciò che si considera “proprio” e che spesso è tenuto in considerazione più degli affetti e viene manifestato anche nei momenti più improbabili ed inopportuni.
Se il testo merita davvero l’attenzione del grande pubblico italiano, al quale è forse ancora sconosciuto, c’è da dire che questa compagnia ne fa una rappresentazione intensa e accattivante.
Roma, Teatro Lo Spazio, 29 Maggio 2009
Visto il
al
Lo Spazio - Sala Grande
di Roma
(RM)