Maradona, Pennac, Napoli e il teatro. E' uno spettacolo ispirato Ho visto maradona, un viaggio che vede protagonista Daniel Pennac, anche in scena nella veste di scrittore-personaggio, guidato dalla regia di Clara Bauer che ha contributo al progetto insieme a Pako Ioffredo, Ximo Solano. Nasce con un contributo di attori locali, ricercati per l'occasione.
Sa di fortunata coincidenza mistica il fatto che la prima e unica (a parte un'anteprima stampa) rappresentazione al Campania Teatro Festival, sia caduta proprio il giorno conclusivo del festival come degli Europei, quelli del trionfo italiano. E non sembra un caso neppure che si citi Raffaella Carrà che viene rappresentata mentre canta, in spagnolo, proprio nei giorni della sua dipartita, anche se era già prevista la presenza di questo personaggio.
Insomma già per questo lo spettacolo va ricordato come un percorso speciale tra passione calcistica e i personaggi- 'culto' molto vivi. Tutto questo viaggio nei miti e nei valori infatti parte dalla volontà di capire il senso del legame con Maradona.
Provare a spiegare l'effetto Maradona
In un costante e rocambolesco cambio di toni, di colori, di vivacità sportiva, vissuta in una coralità che sa di Napoli, lo spettacolo si pone, come racconta in scena lo stesso Pennac, l'obiettivo di riuscire a spiegare a lui l'Effetto Maradona. La genesi di Ho visto Maradona è legata alla volontà di sublimare in teatro la perdita di un uomo sentito profondamente, dagli amici di Pennac, ed evidenziare da che derivi questo legame profondo, e le sue conseguenze. In questo spettacolo c'è la passione, c'è Napoli, ma spesso questo tentativo tocca toni caricaturali. Una estremizzazione colorata della passione calcistica nella 'divinizzazione' di un calciatore.
Forse no, forse con questo spettacolo non si è riusciti a spiegare il convinto e appassionato mondo di Maradona come pulsa nel cuore dei suoi tifosi, certo non per quei tifosi che non si sentono rappresentati dalla sola caciara o dalla forma, per quanto condivisa, ma resta la poesia di un gesto. La poesia di un tentativo di conoscenza, di ironica visione delle sfaccettature a cui anche un 'santo' dal sapore mitico può arrivare. Come di un bambino, Diego, con la sua speranza di sogno, o con l'affiatamento corale di rimandi, musiche e salti anche nel mondo ispanico, oppure con la spiegazione di una canzone semplice ma contagiosa come "Oi Mamma , mamma, mamma sai perché mi batte il corason? " Una canzone, anch'essa minimal , che resta nel ritmo di tutti coloro che hanno vissuto il contrastato mito di El Pibe de Oro e di cui non potranno forse mai spiegarne a parole l'afflato.
Come in un sogno
La dimensione onirica permette di saltare di scena in scena, di movimenti convulsi e collettivi in movimenti solitari, in cui il personaggio Pennac riesce a fare da collante con la sua ironia anche straniante e con la sua poesia. La storia del sogno dell'angelo, tra le altre, è esemplare. Ottiene il permesso, una sola volta, di scendere nell'inferno dove però poi vuole tornare perché si è divertito tanto.
Ma la seconda volta che scende lo scenario è totalmente cambiato e la spiegazione è una freddura ironica: la differenza del vivere un'esperienza da turista o da migrante. E il tema del migrante torna in una scena ben costruita in cui lui, nero, con la tipica coperta dorata, parla della storia e della fine di Bubakar disidratato in mare, vero e proprio deserto. Un Maradona della speranza mancata, della non integrazione.
Bravi gli attori tutti, nel rappresentare colori diversi, nel dare a volte un'immagine olistica della napoletanità, nell'affrontare una coralità del percorso in cui ognuno mantiene un'identità definita ma intrecciata. Ogni passaggio è curato nei dettagli, nello sguardo registico, ma il protagonista indiscusso, più che la performance, resta l'idea della presenza di Pennac. Scrittore che si autorappresenta teatralmente nella sua ironica visione, nel gioco intellettuale e che finisce per smorzare il viaggio alla ricerca reale, se pur scenica, dell'emozione che, per chi tifa, è il rapporto con Maradona.