Danza
IL MALEFICIO

Il "Maleficio" di Romano tra danza, teatro e radio

Il "Maleficio" di Romano tra danza, teatro e radio

Sul motivetto della celebre canzone italiana degli anni Quaranta “Pippo non lo sa” scritta da Kramer, Panzeri e Rastelli, il pubblico viene accolto da un attore in giacca e cravatta scuri. Il giovane invita gli spettatori a non sedersi comodamente in platea, bensì a mettersi in fila indiana davanti alla scaletta di accesso al palcoscenico.

Sussurra ad ognuno di loro qualcosa nell’orecchio, talvolta li accarezza oppure sistema i loro vestiti, spolvera le giacche dei signori oppure passa le dita tra i capelli delle signore. Una fessura viene aperta al centro del sipario e uno alla volta gli spettatori entrano nella scatola nera del palcoscenico. E’ quasi tutto al buio, ma grazie a piccole lampade sistemate a terra, è possibile intravedere delle sedie disposte in semicerchio sulle quali un altro attore, simile a quello precedente sia per la corporatura longilinea che per gli stessi modi di fare, accompagna a sedere ogni ospite invitato ad assistere a quello che si annuncia essere uno spettacolo molto particolare. Una recita, una performance, una coreografia o un radiodramma?

E’ con questo inizio misterioso, durante il quale una voce fuori campo suggerisce al pubblico di non fermarsi solo all’idea del vedere quello che dovrà succedere, ma piuttosto di immaginare anche al buio, che è andato in scena la Teatro Sala Fontana di Milano un nuovo lavoro ideato e interpretato da Alessio Maria Romano dal titolo “Il Maleficio”, prodotto da Proxima Res.

Ispirato a “Il maleficio della farfalla” di Federico Garcia Lorca, il giovane attore, in questo caso regista di se stesso, ha proposto una sua personale interpretazione di questo testo di Lorca rappresentato con poco successo nel 1920 e inizialmente concepito come uno spettacolo per marionette.
La storia è molto semplice, ambientata su un prato pieno di insetti, il testo scritto in versi, mette in scena una farfalla ferita, momentaneamente abbandonata dagli altri insetti, che vola via nonostante l'amore che uno scarafaggio prova per lei.

Per diversi motivi, il pezzo non ottenne il successo sperato, forse perché una delicata e tragica storia d’amore è presentata da scarafaggi, insetti considerati generalmente ripugnanti. Nonostante tutto, la critica dell’epoca considerò interessante il lavoro del poeta, ma non lo interpretò a fondo: il mondo degli esseri umani entra in contatto, per mezzo di un libro di versi dimenticato in un prato, con quello degli insetti, alterandolo. Una farfalla bianca, ferita, cade nello stesso prato e per Curianito, che vive in una comunità estremamente materiale da cui è disprezzato perché poeta, rappresenta una realtà desiderata e irraggiungibile, un sogno. È un amore tra esseri tanto diversi, impossibile e non corrisposto, che lo porterà alla disperazione e alla morte.

Nella prima messinscena al Teatro Eslava di Madrid c’era la ballerina Encarnación López Júlvez, soprannominata “La Argentinita” nel ruolo della Farfalla e Catalina Bárcena nel ruolo dello Scarafaggio. Non fu ben accolta da parte del pubblico, e venne cancellata dopo essere stata rappresentata soltanto quattro volte.
Alessio Maria Romano scegli una lettura molto originale per la messinscena di questa opera, che potrebbe essere definita un pezzo, uno “stück” come lo avrebbe definito Pina Bausch, per corpo, musica, suono, luci e voce recitante. L’attore, per tutto il tempo solo in scena a parte l’introduzione dove si comprende subito che l’altro attore che accompagnava gli spettatori sulla scena rappresentava una sorta di alter ego del protagonista, si serve unicamente del suo corpo per interpretare le parole e i sentimenti suggeriti dal testo.

Si muove lentamente al centro della scena oppure corre improvvisamente tra le sedie  sfiorando il pubblico o entrando in diretto contatto con ciascuno di loro. Compie movimenti contratti per esprimere i sentimenti dello scarafaggio nel momento in cui si sente rifiutato, o al contrario più fluidi e armoniosi per suggerire l’idea della farfalla in scena.

Diventa interprete vivente della sua stessa voce registrata che interpreta più parti assumendo timbri, toni  e sfumature una diversa dall’altra. Come un viaggiatore in un altro tempo, il suo corpo diventa voce di quella prima rappresentazione di Lorca del 1920. Muovendosi tra la luce soffusa e il buio completo, questo giovane uomo nella penombra compie una sorta di danza macabra che nella finzione scenica lo porterà alla morte del suo corpo e del suo spirito. Contemporaneamente lo spettatore segue questo gioco di luci e ombre, tra il desiderio di amore e il senso di morte suggerito dal rifiuto dell’essere diversità, rimanendo con il fiato sospeso e immaginando una farfalla e uno scarafaggio che si amano nel buio.

Teatro Sala Fontana dall'8 al 10 novembre

Visto il 08-11-2013
al Fontana di Milano (MI)