La grande protagonista de La forza del destino del Teatro Comunale Pavarotti di Modena è stata lei, Anna Pirozzi: accurata nella resa dei dettagli e delle sfumature, sorretta da una linea di canto limpida, calda e fluente.
Diciamolo subito: la grande, vera protagonista de La forza del destino del Teatro Comunale Pavarotti di Modena è stata lei, Anna Pirozzi: accurata nella resa dei dettagli e delle sfumature, sorretta da una linea di canto limpida, calda e fluente, con fiati levigatissimi ed un'eleganza di stile senza pari.
Una Leonora che esordisce con finissima poesia in «Me pellegrina», infonde intensa, concitata drammaticità a «Madre, pietosa Vergine», e conclude magistralmente esplodendo nella lacerante, angelica invocazione di «Pace, pace, mio Dio!». Momento assolutamente memorabile che manda il pubblico in delirio, inducendola infine a concedere il bis. Così abbiamo potuto toccare il paradiso due volte.
Edizione integrale, scelta dovuta
L'edizione presentata è quella integrale, scelta senz'altro doverosa. Presiede con piglio sicuro, coadiuvato dall'Orchestra Regionale dell'Emilia-Romagna, Francesco Ivan Ciampa, che realizza una visione accesa, vibrante, grandiosa della composita partitura verdiana. Encomiabile lo sforzo di saldare in un solido arco narrativo i distinti e variegati episodi, dominando bene tutti i momenti, infondendovi passione, ariosità ed un ricco cromatismo sonoro. Sia in quelli affollati di personaggi, risolti con grande nitidezza, sia in quelli in cui i protagonisti si soffermano in pause d'introspezione, sottolineati da un efficace sostegno strumentale.
Parliamo ora del resto della compagnia. L'Alvaro di Luciano Ganci risulta molto teatrale nella vigorosa espressione scenica, ma vocalmente inciampa in qualche durezza di fraseggio, e gli acuti non riescono più squillanti e lucidi come un tempo. Jordan Shanahan, benché giunto all'ultimo per sostituire l'indisposto Kiril Manolov, riesce ad inserirsi bene, e delinea un ragguardevole Don Carlo per fluidità d'emissione, forza d'accento ed orgogliosa, aristocratica passionalità.
Judit Kutasi ha buone risorse vocali e tecniche, con cui conquista un meritatissimo successo nel brillante ruolo di Preziosilla; Marco Filippo Romano è un Melitone arguto e spiritoso, molto equilibrato nella non facile linea di canto; Marko Mimica ritaglia un considerevole Padre Guardiano. Completano il cast Mattia Denti (Marchese di Calatrava), Cinzia Chiarini (Curra), Marcello Nardis (Trabuco), Juliusz Loranzi (Alcade/Chirurgo). Inutile dire che il Coro dei Teatri di Piacenza, guidato da Corrado Casati, ha come sempre ottimamente figurato.
Spettacolo dalle scelte lineari
Appoggiandosi alle essenziali scenografie di Emanuele Sinisi, dove si stagliano i grandi dipinti di Hannu Palosuo, Italo Nunziata elabora una regia sobria, dai tratti lineari, scorrevole e funzionale, agendo nel pieno rispetto del libretto. Regia molto calibrata nel risolvere il continuo succedersi di cambi di scena, che si mostra attenta alla singola gestualità e muove con bella dinamicità le masse, fondamentali in questo lavoro. I costumi di Simona Morresi – disegnati con buon gusto e cura ai dettagli - ci trasportano in un vago '800; le belle luci sono di Simonetta Baldisserri