Danza
LE QUATTRO STAGIONI

Mauro Astolfi è uno…


	Mauro Astolfi è uno…

Mauro Astolfi è uno degli autori contemporanei maggiormente rappresentativi sulla scena europea. Impegnato come coreografo e didatta a livello trasversale, dal 1994 con  la Spellbound Dance Company come canale preferenziale esprime la sua personale concezione del linguaggio coreografico. La compagnia ha da sempre coniugato la  personale cifra coreografica di Astolfi con l'eccellenza tecnica degli interpreti esportando un modello di alto profilo e fortemente incentrato sulla qualità delle produzioni.
In questa prova Mauro Astolfi con la Spellbound Dance Company presenta una virtuosistica rilettura del tema “Le Quattro Stagioni”: un cerchio che non si chiude, l’alternanza, una spirale in continua evoluzione. La musica di Vivaldi, ideale per raccontare questo ciclo perenne, è completata dalla concretezza fisica della danza astratta di Astolfi. L’uso di frammenti musicali eterogenei, brani classici  affiancati a sonorità elettroniche, hanno permesso al coreografo di accendere un riflettore su dettagli di volta in volta in evoluzione, cosicché ora i suoni della natura, ora il canto degli uccelli creano un ritmo di danza dal sapore arcaico, astratto ed evocativo. Il risultato che a cui si assiste è per la maggior parte una galleria di quadri che si susseguono ad evocare le stagioni più che a descriverle o spiegarle. L’opera di Vivaldi, evocata dal titolo della coreografia, è stata usata come elemento centrale e dialettico, complementare alla risposta degli intermezzi di musica elettronica e rispecchiato nell’azione tersicorea, interpretata secondo molteplici angolazioni gestuali. Nonostante lo stile astratto, puro e limpido che caratterizza questa coreografia e la tecnica rigorosa indiscutibile, il coreografo ha ceduto a tratti alla suadente fascinazione dell’evocazione della melodia vivaldiana, e ha sfociato così in più momenti dall’evocazione nella descrizione, benché sempre con un vocabolario coreografico ricercato. Ma questi piccoli cedimenti non sono consecutivi e, al pari del contrappunto elettronico nella musica usata da colonna sonora, Mauro Astolfi scrive col movimento danzato un altrettanto efficace contrappunto, che evoca paesaggi emotivi, atmosfere concrete e intimi stati d’animo. Il grande solido mobile, fulcro della scena, attorno al quale viene agita l’azione coreografica, è usato come asse di rotazione, perno dal quale cambiare punto di vista: nella sua stilizzata semplicità crea uno spazio ideale, luogo di continuo dialogo tra gli stati d’animo evocati dalla musica e la risposta della danza. Questo spazio unisce e soffoca, poi libera e si apre a passi a due ariosi e intimi, a quadri che sono intrecci di geometrie complesse, a luci calde e solari altrettanto che cupe e fredde, riflessive e romantiche. In conclusione è una coreografia che, in progressiva crescita, plasmata su posture classiche, riferisce il trapasso e la rinascita, il calore e la distanza in alternanza senza soluzione di continuità, che rende ogni momento della coreografia ugualmente plausibile, come una sfera in continua rotazione, senza un vero punto di inizio o di fine.

Visto il 09-02-2012
al Ermanno Fabbri di Vignola (MO)