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L'ORO DI NAPOLI

L'ORO DI NAPOLI

L'ORO DI NAPOLI
Pullula di argomenti e di note umoristiche lo spettacolo proposto al teatro Diana e in scena fino al 10 gennaio in prima nazionale, con Gianfelice Imparato e Luisa Ranieri, Gianni Cannavacciuolo, Antonella Cioli, Giuseppe De Rosa, Loredana Giordano, Renato Giordano, Antonio Milo, Lello Radice, Giovanni Rienzo, Luigi e Davide Santoro, Valerio Santoro. L’Oro di Napoli, dai racconti di Giuseppe Marotta, con l’adattamento di Armando Pugliese e Gianfelice Imparato, è “una dichiarazione d’amore per Napoli, città splendida e miserabile, amorosa e spietata, e per i suoi abitanti, disperati, poveri, ricchi di fantasia, magnifici, capaci di inventarsi la vita giorno per giorno…”. Ed è proprio questo il senso della commedia che dal libro di Marotta estrae il segno del comico e dell’allegria, pesando meno sul dato triste e melanconico. Sono sei gli episodi veicolanti e tratti dall’omonimo libro: “Trent’anni, diconsi trenta”, “Gente nel vicolo”, “La gente di Napoli”, “I giocatori”, “Personaggi in busta chiusa”, “Don Ersilio Miccio vendeva saggezza”, tutto armonicamente tradotto e traslato in teatro da Armando Pugliese e Gianfelice Imparato, con le musiche di Nicola Piovani, le scene di Andrea Taddei, i costumi di Silvia Polidori, le luci di Valerio Tiberi e la regia di Armando Pugliese. Una menzione particolare va alla scenografia, oltre che romantica e pittoresca, è stata strutturata in maniera eccellente, e tutti i cambi di scena si sono realizzati secondo dinamiche sublimi, ineccepibili perché perfettamente rispondenti ad esigenze combinate di praticità ed eleganza. A tal proposito tengo a segnalare quanto descritto dallo scenografo Andrea Taddei nelle note presenti sul libretto di sala: “Il fantasma di questa Napoli appare sul palcoscenico sotto forma di telette e velarini, come un teatrino della tradizione con le quinte di tela pittata e gli elementi sospesi alle corde. Questa è una Napoli di carta poggiata sulle tavole di un teatro, com’è nella sua vocazione, e sopra, quindi, nel buio della soffitta, immagino due mani, enormi, a muovere fili delle figure tragiche e farsesche che nella luce di quello spazio si muovono brillando come l’oro di questa città”. Molto bene gli interpreti nella loro personificazione di una città che resiste a tutto e non si arrende, che si rinnova di momento in momento e s’ingegnerà in strategie nuove per uscire da questo buco nero cui, per ora, si è incanalata. Inspiegabilmente debole la risposta del pubblico per questo lavoro teatrale che, senza dubbio, meritava una partecipazione più entusiastica. Napoli, teatro Diana, 16 dicembre 2009
Visto il 16-12-2009
al Diana di Napoli (NA)