Lirica
LUCIA DI LAMMERMOOR

Lucia e le proiezioni psicoplastiche

Lucia e le proiezioni psicoplastiche

Dal 2012 a oggi l’allestimento di Lucia di Lammermoor per la regia di Henning Brockhaus ha varcato i palcoscenici di quasi tutti i teatri nazionali e non solo. Arriva anche a Modena, in una coproduzione con altri teatri emiliani, nella ripresa di Valentina Escobar che cerca di mantenere il progetto originario con pochi cambiamenti significativi. Brockhaus realizzò questa Lucia per il Teatro Pergolesi di Jesi in ricordo del decennale della morte del grande scenografo Josef Svoboda, di cui utilizzò i bozzetti di un felice spettacolo per lo Sferisterio di Macerata del 1993. Svoboda fu uno dei primi a utilizzare le videoproiezioni, un rivoluzionario nel campo della scenografia e dell’utilizzo delle luci. Brockhaus realizza un progetto ambizioso e funzionale ma che si discosta per originalità dal genio di Svoboda. Le stesse proiezioni, che vengono utilizzate su una parete “psicoplastica” (come la definiva Svoboda), non si inseriscono nella narrazione e appaiono come mero contorno didascalico. L’insieme è visto da Brockhaus in un contesto dove sparisce il concetto di tempo e luogo, dove cozzano insieme periodi diversi (determinati dai costumi di Patricia Toffolutti), in cui l’allestimento di Svoboda appare come un vago ricordo di pochi elementi e di alcune felici intuizioni. Ma sembra, in tutta l’opera, che manchi un filo logico e che le idee siano come blocchi a sé stanti scollegati tra loro. Siamo lontani da altre regie di Brockhaus, in questa si denota troppo scollamento tra musica e palcoscenico e anche la stessa idea della parete “psicoplastica” alla fine si trasforma solamente in un velatino, perdendo quel connotato di parete mutante che era all’origine. Le stesse coreografie di Valentina Escobar vengono a disarmonizzare il contesto, per non dire disturbare, canoro. Nonostante le perplessità espresse, indubbiamente è una regia che appassiona e che piace al pubblico presente.

Accattivante la direzione del maestro Stefano Ranzani che ha espresso con dinamica apertura le pagine donizettiane. I tempi erano perfetti, una bacchetta che ha valorizzato le pagine più intimistiche dello spartito e, nello tempo stesso, le coloriture e le dinamiche. Ha ben risposto l'Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, in splendida forma.

Nei panni di Lucia Ekaterina Bakanova si presenta scenicamente perfetta, spigliata, sensibile e volubile, credibile nella scena della pazzia, possedendo una bella voce con cui si è trovata a proprio agio nelle agilità e nel fraseggio (si nota l’ottima preparazione vocale e il taglio drammatico): entrata pienamente nel personaggio, ha ottenuto applausi convinti soprattutto per la mirabile resa di Regnava nel silenzio e per la scena della pazzia. Molto valida la prova di Fabian Veloz in Lord Enrico, una interpretazione convincente in cui la voce mette in luce duttilità e proiezione, belle sfumature e accenti. L’Edgardo di Alessandro Scotto di Luzio è elegante e l’impegno è al massimo ma senza dubbio il ruolo è al di sopra delle sue possibilità nonostante il bel fraseggio e la voce gradevole. Il Raimondo di Enrico Iori è parso troppo poco autorevole nonostante una bella voce e grande professionalità. Buon timbro e voce squillante per il tenore Matteo Desole in Lord Arturo. Validi Elena Traversi in Alisa e Roberto Carli in Normanno. Ben preparato dal maestro Stefano Clò il Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena.

Visto il 19-02-2016