La nascita del cinema è il sogno di un Pierrot lunare, accompagnata da note felliniane e svaporata nelle immagini di un’antica magia circense. In un’epoca sempre dominata dalle tecnologie, delle quali molti film diventano spesso un sinonimo ossessivamente sincopato, “M come Méliès”, lo spettacolo prodotto dal teatro Stabile di Genova e dalla Comédie de Caen, appare quasi provocatorio nella sua ricercata ingenuità.
Un viaggio sulla Luna
Elise Vigier e Marcial Alfonso Bo firmano la regia e la drammaturgia ispirandosi agli scritti del prestigiatore e illusionista che trasferì sulla pellicola i trucchi già portati in scena sul palcoscenico dell’Houdin. Questo viaggio a ritroso, nel teatro, è dunque un suggestivo ritorno a casa al quale è stato intelligente pensare, dopo gli omaggi resi a Méliés dal cinema, da “Domani si balla” di Maurizio Nichetti a “Hugo Cabret” di Martin Scorsese. Sul filo conduttore visivo, le celebri immagini del film “Viaggio sulla luna”, con velatini che ne riproducono sia i quadri sia la celebre icona del missile piantato in un occhio del nostro satellite, lo spettacolo innesta passaggi didascalici e flash da favola.
I primi sono necessari se non si vuole puntare esclusivamente a un pubblico di cinefili ma il tutto andrebbe ancora un po’ rodato. Già fluido il dialogo tra le marionette di Luis Enrique Gomez Bastia e i giovani interpreti Arthur Amard, Lou Cré, Alicia Devidal, Simon Terrenoir, Elsa Verdon. Suggestiva e giusta la scelta di far rivivere Meliès nei gesti di tutti e di lasciare invece le sue parole a una voce narrante fuori campo, con l’aiuto di sovratitoli per chi non conosce il francese.
Un viaggio nel tempo
Per celebrare un cinema che affonda le sue radici in un’antica cultura artigianale europea, i costumi di Pierre Canitrot vogliono sembrare davvero usciti dal baule di una compagnia di saltimbanchi, o dagli attori “scavalca montagne” che all’alba nel Novecento giravano di piazza in piazza.Nelle scene di Bo, Vigier, Demière, Claire e Rank si assapora un gusto Art Nouveau che è la traduzione popolar ironica di quello più alto, anche più commercializzato che a Parigi, negli stessi anni trionfava nell’Esposizione Universale, riprodotta sullo sfondo. Lo spettacolo toccherà molte altre tappe ma per questo inno alla poesia dell’artigianato la cornice di un teatro all’italiana come il Modena, con il suo soffitto dipinto e i suoi palchetti, si rivela ideale.