Magazzino 18: il “musical-civile” che incanta, educando alla memoria.
Uno sprovveduto archivista romano si aggira per gli spazi silenziosi di un magazzino del Porto Vecchio di Trieste incontrando, grazie allo “spirito delle masserizie”, la Storia e soprattutto le “storie” di quanti, esuli dalle terre di Fiume, Istria e Dalmazia, furono costretti a lasciare in quel luogo le proprie cose, nella speranza di poterle riprendere un giorno. Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha vinto una scommessa difficile e rischiosa, con un successo decretato dal pubblico e che ha visto il tutto esaurito alle rappresentazioni programmate cui si è aggiunta una replica straordinaria per poter soddisfare le tantissime richieste.
Mettere in scena la tragedia dell’esodo, affrontare un argomento delicato come questo che proprio a Trieste continua a toccare nervi scoperti, avrebbe potuto fare esplodere pesanti polemiche, grazie alla fin troppo facile strumentalizzazione del dolore. Invece, i tentativi fatti da alcuni già alla vigilia della prima hanno trovato una presa di posizione chiara e decisa da parte del presidente Miloš Budin e del direttore artistico, Antonio Calenda. Entrambi, ognuno per le proprie competenze, hanno difeso la scelta fatta, convinti che i tempi fossero pronti per poter affrontare, attraverso una prospettiva poetica, questo pesante fardello lasciato dalla Storia. La visione dello spettacolo e la risposta del pubblico hanno dimostrato quanto avessero ragione.
Con sensibilità e attenzione, senza preconcetti ideologici, esprimendo l’indignazione per quanto avvenne, ma con toni lievi, necessari per restare in ascolto e comprendere, Simone Cristicchi, interprete, autore delle musiche e delle canzoni inedite e, con Jan Bernas, anche del testo, ha saputo far emergere l’elemento umano, quello che sempre, nelle tragedie epocali, resta ai margini, silenzioso come le sale del Magazzino 18, ma travolto dagli eventi che ferocemente colpiscono e che si ripetono, oggi come un tempo. Definito “musical-civile”, questo esperimento ha retto la prova, superandola in modo eccelso. Cristicchi, con il coro dei bambini della scuola StarTs Lab (che opera in seno al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia), assieme alla FVG Mitteleuropa Orchestra, diretta dal M° Valter Sivilotti, che ha eseguito dal vivo la partitura dello spettacolo, ha saputo emozionare senza lasciarsi intimorire dall’argomento, consapevole del rischio, raccontando la storia dei tanti cui nessuno aveva dato voce, di chi si tolse la vita per non riuscire a sopravvivere lontano dalla propria terra, di chi, bambina, morì di freddo nel campo profughi di Padriciano, creando un legame tra le tragedie di allora con quelle di oggi: Lampedusa, fra le tante.
Le scene essenziali di Paolo Giovanazzi hanno visto come protagoniste tante sedie, un tempo situate davanti la porta delle case, a simboleggiare il vuoto lasciato: “interi borghi, intere famiglie, un'intera regione svuotate della propria essenza. Come in una lenta ma inesorabile emorragia. Come in un trasloco dell'anima.” Luci di Nino Napoletano. La Sede Regionale RAI per il Friuli Venezia Giulia ha messo a disposizione e realizzato le immagini video.
Applausi e standing ovation fin dalla sera della prima, in un crescendo di replica in replica, grazie anche all’entusiasmo con cui chi aveva già assistito allo spettacolo ne parlava. Una messa in scena come questa non poteva, a Trieste, lasciare indifferenti. Si è dimostrata essere una grande opportunità di “educazione alla memoria” che dopo questa prima tappa inizierà ora una tournée intensa, con tappe in moltissime città d’Italia, della Slovenia e della Croazia, e date in continuo aggiornamento a causa delle moltissime richieste che i teatri, colpiti dall’enorme successo, continuano a fare, nonostante i cartelloni siano già ormai definiti da tempo.
Foto Tommaso Le Pera