Il mare di Petruzzelli colorato dal sangue e dal corallo

Il mare di Petruzzelli colorato dal sangue e dal corallo

Un magnete che condensa leggenda e storia, violenza e utopia: non può che essere il “Mediterraneo”, uno degli approdi artisticamente più felici di Pino Petruzzelli, attore e regista da sempre on the road. Lo spettacolo, prodotto dallo Stabile di Genova, è un racconto che cattura gli spettatori in una rete di vario intreccio: tra parole e musica, tra esperienza di viaggio vissuto e rivisitazione letteraria.

Il viaggio icona di tragedia e ironia

Petruzzelli si mette sulle rotte degli antichi naviganti, delle popolazioni che scoprivano e dalle quali erano scoperti, tenendo con sé un compagno di avventure ideale: Pregrar Matvejevic, il grande scrittore morto a Zagabria lo scorso anno dopo aver costeggiato il Nobel senza mai vederselo riconosciuto e che, nel suo “Breviario”, scioglie poeticamente i nodi di una civiltà complessa. Poesia ed emozioni intense anche nella recitazione del regista- protagonista che, entrando e uscendo da diversi personaggi, ne fa icone di tragedia e di ironia, dando forma quasi tangibile alla vita uomo e alle bellezze della natura senza supporti scenografici.

Una navigazione in musica

Perfetta la sintonia tra il filo delle parole, con il loro ritmo, e le note dei Radiodervish; Nabil Salameh al canto, buzuki e percussioni, Michele Lobaccaro alla chitarra e basso, Alessandro Pipino alle percussioni attingono a diverse etnie senza tentazioni folcloristiche, con uno stile che lascia riconoscere, tra l’altro la loro collaborazione con Battiato. Certamente i rischi, in una navigazione come questa che prende il via con un assassinio di camorra e fa tappa nell’ex Jugoslavia, in Grecia, in Medio Oriente, in Africa, non mancano. Come si evita la retorica, come ci si accosta al ragionamento politico dell’uomo che inventò la parola “democratura”, come si rende avvincente quell’ombra di “didattica civile” che tra le righe può passare più facilmente che su un palcoscenico?

Petruzzelli lo fa affrontando esplicitamente la storia e la politica dalla parte del cuore. E’ una posizione che può lasciare spazio a molte discussioni e a qualche distinguo. Ma è chiaro e alla fine, in un mare di conflitti che è arduo sbrogliare non solo a teatro, si staglia con potenza, rasserenante ma non consolatoria in senso superficiale, l’epica e l’epopea di lavori diversi: nelle saline, contrapposte con ironia ai giacimenti dell’Himalaya tanto amati dai cuochi chic, o sulle barche dei pescatori di corallo dove le minacce sono tante ma il rosso non è quello del sangue.