Prosa
MULIGNANE

Ritorna sul palco del Nuov…


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Ritorna sul palco del Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli lo spettacolo Mulignane tratto da un racconto di Francesca Prisco, interpretato in forma di monologo in un atto unico da Gea Martire per la regia di Antonio Capuano. Il testo ruota intorno alle vicende di una donna, di cui non viene specificato il nome, che vive nella profonda insicurezza del suo essere nei confronti del mondo a lei indifferente e mortificante. Solo l'amore, o quello che lei pensa tale, riesce a farle assumere maggior sicurezza nei confronti del mondo. Tuttavia questa visione estemporanea del significato, reso anche grazie alla recitazione di Gea Martire in maniera comica, lascia il posto ad un significante ben più drammatico.

Già il titolo dello spettacolo, Mulignane, che rimanda non all'ortaggio designato nel vernacolo partenopeo, ma ai lividi (in quanto simiglianti nel colore violaceo alle melanzane) dovuti alle percosse inflitte alla donna dal suo uomo durante i loro amplessi, crea ambiguità che si rende evidente nel corso della rappresentazione: come le mulignane non sono gli ortaggi ma i lividi, come l'amore desiderato e creduto si rivela come sottomissione della donna e non come naturale parità dei sessi, quello che sembra il fiorire della bellezza femminile dovuto alla crescita grazie ad una relazione d'amore, in realtà non fa che generare un tipo di seduzione distorta in quanto essa è sfruttata dalla donna come strumento di vedetta per le sofferenze e le umiliazioni subite contro altri uomini che non necessariamente possono far soffrire. Mulignane è quindi uno spettacolo in cui si mette in evidenza non semplicemente l'inadeguatezza che può essere di certune donne, ma l'inadeguatezza cui sono sottoposte dal mondo, soprattutto a causa di uomini insensibili.

Tutto questo è trasmesso ironicamente dalla recitazione di Gea Martire che caratterizza con tratti di ingenuità il suo personaggio, suscitando effetti di gran comicità, come accade nella risoluzione della sfortunata vicenda amorosa trattata in cui ella recita “a melanzana è un apostrofo viola tra le parole t'acciro!”. Inoltre, con i suoi movimenti, Gea Martire misura gli spazi del palco appropriandosi di ogni centimetro, ed ogni oggetto (la scenografia è composta da un espositore di abiti reso tale ad un guardaroba ed una struttura centrale che all'occorrenza diviene, grazie alla pantomima, letto, sedia e scrivania) ne risulta investito, e per questo funzionale alla sua travolgente recitazione.

Visto il 01-05-2016
al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli (NA)