Il regista Saverio Marconi torna nuovamente a dirigere il musical Nine, ispirato al film 8 e ½ di Federico Fellini, dopo averne diretto nel 1997 un’edizione di successo con un cast internazionale alle Folies Bergère di Parigi.
Nine ha debuttato a Broadway nel 1982, riscuotendo immediato successo, con 732 repliche e 5 Tony Awards all’attivo, tra cui quello per il miglior musical. Il musical, nato da una commedia del giornalista e scrittore abruzzese Mario Fratti, su libretto di Arthur Kopit, con musiche e liriche firmate da Maury Yeston, segue – prendendosi parecchie libertà creative – il plot del film di Federico Fellini (inizialmente, piuttosto ostico nei confronti del progetto), ricreandone in molte scene l’atmosfera volutamente surreale e onirica.
L’artista che racconta se stesso
Lo spettacolo racconta la crisi di mezza età e il calo d’ispirazione di Guido Contini (interpretato da Filippo Strocchi), un genio della cinematografia circondato da troppe amanti e da una moglie, Luisa, capace di non rassegnarsi fino all’ultimo. L’uomo è ossessionato dai ricordi, che gli impediscono di portare a termine il suo ultimo film nonostante le pressioni della produttrice (Francesca Taverni) e della stampa. Tra incubi e realtà, Guido si mette a confronto con se stesso e con tutte le donne della sua vita, tra le quali anche sua madre (Barbara Corradini), l'amante Carla (Francesca Ciavaglia) e la prostituta Saraghina (Marta Pilastrini), simbolo dei suoi primi turbamenti sessuali e di una fanciullezza mai sopita. In scena, infatti, si fa notare anche Ruben Vecchi, che interpreta Guido a 9 anni (da qui il titolo Nine, ndr), una sorta di alter ego del protagonista adulto, ideale ponte tra passato e presente.
Lo spazio scenico è tendenzialmente neutro, domina il bianco (illuminato con delicatezza dal light designer Emanuele Agliati), sul quale spia l’iconico borsalino nero del protagonista: Filippo Strocchi si cala con disinvoltura nel personaggio di Guido Contini (e nelle diverse intensità delle sue sfumature), fin dall’Ouverture, nella quale dirige con elegante sicurezza tutte le donne della sua vita.
Le coreografie di Gillian Bruce viaggiano in equilibrio tra il carattere visionario dello spettacolo e la frenesia, talvolta anche erotica, di alcuni numeri musicali (Be Italian, per citarne almeno uno, nel quale però si è sentita la mancanza delle iconiche sedie che accompagnano il ritmo frenetico dei tamburelli).
Nel lavoro di adattamento di liriche e libretto, Franco Travaglio ha saputo esaltare il retaggio italiano dell’opera. Le musiche di Maury Yeston, eseguite dall’Orchestra della Città di Ferrara, diretta da Lorenzo Bizzarri, infondono nel pubblico un senso di tranquillità, alternanti a momenti di puro brio, utili per essere trasportati nel mondo visionario di Guido Contini.
Tutte le donne di Guido
Guido Contini è l’unico personaggio maschile di Nine. In questo musical, a essere protagoniste sono le donne, caratteristica che risulta evidente sin dall’Ouverture e che, in questo caso, valorizza indubbiamente l’ensemble delle allieve della Bernstein School of Musical Theatre di Bologna, elemento prezioso per tutto lo spettacolo e particolarmente apprezzato in numeri come l’ingresso di Guido nella stazione termale.
E poi ci sono le donne della vita di Guido: la suadente voce di Simona Distefano, ideale come sfuggente musa del protagonista; la fiera consapevolezza, che non evolve mai in totale rassegnazione di Luisa (toccante l’interpretazione di Sara Jane Checchi in My Husband Makes Movies, ndr); e Francesca Taverni, "svestendo" i panni di Le Fleur, eguaglia la sensualità della Saraghina nel trascinante numero Folies Bergères, che, una volta ascoltato, rimane per ore nella testa.
Con questo allestimento, Saverio Marconi padroneggia con delicatezza, ma in maniera definitiva, l’universo visionario e profondamente italiano di Nine (e di Fellini).