Prosa
DIARIO PERPLESSO DI UN INCERTO

Non capita tutti i giorni di …

Non capita tutti i giorni di …
Non capita tutti i giorni di assistere, seduti nella seconda fila della platea di una sala impressionante come quella di Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, all’attesissima prima mondiale del concerto di un artista del calibro di Ludovico Einaudi. Il pianista ha definito il suo nuovo “Nightbook” come il punto di passaggio – nella sua carriera - tra la luce e il buio, tra il noto e l’ignoto. Einaudi usa qui la notte come chiave che permette di entrare negli universi del desiderio, del sogno e del mistero umano e si avventura in un percorso che vede ogni brano come il capitolo di una storia. Nightbook si apre in modo originale e stupefacente: la sala è avvolta nella penombra; piccoli punti luminosi che ricordano delle stelle nel cielo notturno vengono proiettate sulla parete in fondo al palco e sortiscono un effetto ipnotico sul pubblico: quasi non ci accorgiamo che alle nostre spalle si stanno avvicinando alcuni componenti dell’ensemble mentre suonano delicatamente una melodia coi loro archi, dirigendosi verso il palco. I musicisti si sistemano ai loro posti e, insolitamente in primo piano, viene suonato con incredibile originalità e maestria un tamburello dal giovane violinista Mauro Durante: ogni dettaglio è curato e contribuisce a creare tensione, emozione, aspettativa. Ludovico Einaudi, tutt’uno col suo strumento, le dita immerse nella tastiera, comincia a suonare uno dei motivi che torneranno più volte nel concerto e che ci entreranno di sicuro in testa. Pianoforte, violino, viola, violoncello, chitarra e percussioni si amalgamano in un suono unico e fluido. L’uso dell’elettronica inoltre, amplifica il suono del pianoforte proiettandolo in tutte le direzioni. I primi brani sono lenti, carichi di sentimento e suspense, portano la mente lontano e fanno affiorare pensieri, riflessioni, ricordi fornendo loro una colonna sonora. Mentre Federico Mecozzi alterna l’uso di violino e chitarra, Antonello Leofreddi e Mauro Durante arricchiscono la seconda fase del concerto di atmosfere ancor più criptiche e oniriche grazie all’uso inaspettato di due xilofoni e sembrano comunicare che siamo passati ad un’altra fase del sogno, più profonda ed inconscia; Durante torna poi a stupirci con la sua abilità di percussionista ed il suo tamburello assume un’importanza tale da supplire quali all’assenza di una batteria. Einaudi viene lasciato solo sul palco e per un lasso di tempo incalcolabile ci perdiamo nell’ascolto di quella che pare la rappresentazione del turbamento interiore di un’anima: si susseguono note nostalgiche, attimi fugaci di speranza, poi disillusione e risveglio da un sogno perduto. Stupiscono tanto l’effettiva semplicità dei brani quanto la loro grande forza evocativa, ottenuta grazie anche alla ripetizione ossessiva di poche note penetranti. L’ascolto di questo concerto non è solo un appuntamento con un evento musicale: è un’esperienza personale toccante che invita ciascuno a pescare dentro di se e a portare nell’atmosfera della sala anche il proprio contributo. Roma, Auditorum Parco della Musica, 20 Settembre 2009
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