Prosa
QUELL’ULTIMA PARATA

Un viaggio nel passato, in…


	Un viaggio nel passato, in…

Un viaggio nel passato, in un sogno che diventa realtà o che la sfiora. Fabrizio Bancale scrive e porta sulle scene Quell’ultima parata, un testo che utilizza il pretesto del diffuso amore per il calcio per parlare di un’Italia che cambia.
Si racconta la storia di Mario Seghesio, detto Gheghe, della sua passione fin da bambino per il calcio, per il suo idolo Franz Calì e per la sua squadra Andrea Doria. Nomi forse oggi poco ricordati, ma che hanno rappresentato i primi passi italiani in questo sport oggi tanto seguito. A ritmare gli eventi di vita personale la sequenza di fatti storici, che danno un respiro più ampio al racconto.

Costruito con una geometria precisa degli spazi i tre interpreti (Domenico Balsamo, intenso  Mario Seghesio, Urbano Lione pedissequo Franz Calì e la duttile Gaia Riposati che riveste tre ruoli la Storia, la madre e la fidanzata Sonia) danno vita allo spettacolo quasi fosse un documentario. Sulla scena si alternano momenti di conoscenza dei fatti e visioni personali. Gheghe è un personaggio che vive nei suoi dialoghi con la madre, con la ‘fidanzata’, mentre molto dello spettacolo è delegato al racconto. Le parole spiegano, illustrano la vita di Calì, la Storia di Italia, l’andamento delle partite. Così si intrecciano azioni 'reali' sulla scena a modi narrati come quello della declamazione dei fatti storici, dei percorsi calcistici con i suoi toni da telecronaca. In questa lettura, che avvicina media diversi, si inserisce la presenza di immagini, storiche o di ambientazione, proiettate sulla scena (come Ridolini, che rappresenta l’entrata del cinema nella vita quotidana). A svelare il gioco tra le varie modalità espressive un’altra nota interessante dello spettacolo: la musica. In un angolo un piano a muro, con il suo musicista, Lorenzo Hengeller, che in diretta interpreta sonoramente ciò che accade, proprio come se fossero le note che in diretta accompagnavano i film degli esordi.

I toni più pacati si intrecciano con le emozioni in cui Gheghe esprime l’amore per il calcio, quello delle origini, che progressivamente dovrà fare i conti con la sua evoluzione in termini di sport di ‘stato’: con l’età fascista emerge il lato ‘oscuro’ del calcio, non più puro ma fatto di imbrogli e interessi. Tutto ciò che accade attorno a Mario, come la fidanzata parigina che va in prigione in tempi fascisti per motivi politici, sono segni che portano al declino della purezza di una passione che, con la sua ultima parata, gli costerà la vita, triste epilogo di una storia inevitabile.

Lo spettacolo, produzione del teatro stabile di Napoli, corrisponde al percorso di Fabrizio Bancale, regista oltre che di teatro anche di documentari come quello su Carosone, sul terremoto in Irpinia:  dopo aver portato la televisione a teatro con lo spettacolo Mortal kabaret, qui ripropone questo innesto tra forme legati a media diversi. L’unico rischio, tra cronache sportive, declamazione di momenti storici, riletture storiche che spiegano dettagliatamente i fatti, è risultare a momenti pesante, freddo, poco emotivo. Un rischio se la voglia di chiarezza, di precisione, di cura di ogni dettaglio storico drammaturgicamente ha il sopravvento sul coinvolgimento nella storia.

Visto il 02-12-2015
al Mercadante - sala Ridotto di Napoli (NA)