Il corpetto del costume viene gettato a terra, scatenando l'entusiasmo della folla che esplode in un boato, rumoreggia, applaude, scherzosamente incita. Inutile negare che l'avvenenza fisica abbia giocato un ruolo fondamentale nella carriera di Roberto Bolle, étoile della Scala di Milano e Principal dancer dell’ABT di New York. I ballerini si esprimono con il linguaggio del corpo, plasmato fino a divenire mezzo comunicativo atto a rileggere, attraverso la propria sensibilità, le passioni espresse in musica. L'esteriorità non è vacua ma sinonimo di sostanza, nell'arte cantata da Tersicore: esaltazione dell'estetica, del Bello.
Estate meteorologicamente scarmigliata. Poche sere prima, sulle sponde opposte dell'Adige, erano venute meno le condizioni per esibirsi, con la temperatura precipitata al di sotto dei minimi contrattuali. Più generosi sono stati i gradoni in marmo dell'Arena, che hanno continuato a restituire il calore assorbito durante il pomeriggio assolato, anche quando i nuvoloni plumbei, calati dalle morbide colline che incorniciano Verona, hanno scaricato il proprio fardello. La pioggerellina sottile, dispettosamente insistente, non ha costretto a cercare rifugio tra gli arcovoli: è bastato rannicchiarsi sotto gli ombrelli, che hanno macchiato di colore il tappeto umano palpitante di tredicimilaseicento spettatori. Spettacolo magico, da qualsiasi angolazione lo si sia osservato.
Dopo un'ora e un quarto d'attesa, meticolose asciugature del palcoscenico più grande del mondo e la "ola" che ha più volte compiuto il periplo dell'anfiteatro, sono risuonati i classici colpi di gong a scandire l'inizio. Finalmente! Il rito si è ripresentato immutato, con l'accensione dei tradizionali lumini ad anticipare lo splendore del cast stellare, impegnato in un programma tecnicamente impegnativo, descrittivamente avvincente. Impossibile non citare l'ironia scanzonata di Daniil Simkin, di straordinaria elevazione nei salti, e la strabiliante Alicia Amatriain dalle articolazioni talmente snodate da far temere una lussazione, la quale ha mandato in visibilio la folla. E ancora la dolcezza di Hee Seo e Skylar Brandt, l'intensità di Julie Kent e Cory Stearns, la potenza di Eris Nezha e Jason Reilly a destreggiarsi tra le dilatazioni stilistiche dei coreografi: Petipa, Balanchine e Petit, Galili e MacMillan, Van Cauwenbergh e Gomes. Sotto la bacchetta di Julian Kovatchev le note si sono rincorse attraverso le epoche, per cedere a tratti il passo alla tecnologia di un più freddo impianto di riproduzione. Tributo veronese agli amanti per antonomasia Romeo e Giulietta di Prokof'ev, prima di zigzagare tra Čajkovskij e Beethoven, Bizet e Drigo, tra le sonorità contemporanee di Höfs e Nyman e gli omaggi a Jacques Brel e Frank Sinatra.
Quando sui due schermi posti ai lati della pedana sono state proiettate le immagini di un temporale, il pubblico, dando un'ultima occhiata all'insù, si è abbandonato a una risata liberatoria. Lavoro inedito, presentato per la prima volta nella tappa areniana del tour, "Passage" è l'ultimo sforzo coreografico di Marco Pelle ispirato al cortometraggio, presentato allo scorso Festival del Cinema di Venezia, di Fabrizio Ferri, pure compositore delle musiche. Bolle è uscito dalla sequenza filmata per materializzarsi sul palco e dare vita a un dialogo sospeso tra reale e virtuale, di vibrante tensione emotiva. Percorso introspettivo dell'uomo alla ricerca di sé stesso, intrecciatosi a due con la flessuosa Polina Semionova. Riflessione intima scandita dal tema dell'acqua, metafora di purificazione, di rinascita catartica. Una corsa a perdifiato attraverso la vita, le fatiche, i dolori; protesa a un appagamento apparentemente irraggiungibile; dibattuta tra tenebre e Luce, tra oscure delusioni e fulgide speranze.
Un istante con il fiato sospeso per l'emozione e poi il lunghissimo applauso, il delirio di pubblico.