A quasi 50 anni dal debutto (li celebrerà nel 2023), il Rocky Horror Show, la “creatura” di Richard O’Brien, non smette di sedurre platee di spettatori elettrizzati, che si scatenano sulle intramontabili note di Damn it, Janet!, Sweet Transvestite, Touch-a, Touch-a, Touch-a, Touch Me e l’irriverente e immancabile Time Warp.
Le trasgressive avventure del dottor Frank’n Furter e degli strampalati abitanti del suo castello (in realtà, una navicella spaziale proveniente da un’altra galassia), con il loro motto “Don’t dream it, be it”, sono un invito alla libertà sessuale e alla fluidità di genere, che continuano a scuotere nuove generazioni di pubblico.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Uno show partecipato e interattivo
Se la trasposizione cinematografica, The Rocky Horror Picture Show, dal 1975 ha trasformato l’opera di Richard O'Brien in un cult, la versione teatrale si rinnova continuamente coinvolgendo gli spettatori in quel fenomeno – tipico di questo spettacolo – che li induce partecipare attivamente, con travestimenti a tema, oppure agitando le luci degli smartphone, durante l’opening number Science Fiction/Double Future, ma soprattutto anticipando le battute degli attori e, ovviamente, scatenandosi dalle proprie poltrone sulle trascinanti note del Time Warp.
La versione tour, firmata dal regista Christopher Luscombe, risulta meno trasgressiva e più adatta anche a un pubblico trasversale; merito di un disegno luci dinamico ed efficace, che illumina in maniera equilibrata il palcoscenico, “avvolgendo” spesso l’intera sala.
I personaggi, spesso autoironici, e molti elementi scenografici decisamente fumettistici (come l’auto di Brad e Janet o l’enorme pellicola che avvolge in un intrigante vedo/non vedo l’orchestra dal vivo, posizionata in alto rispetto ai performer), contribuiscono a rendere lo show adatto a divertire un pubblico di tutte le età.
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La filosofia del tour internazionale
Quella in tour a Milano, Trieste e Roma nelle prossime settimane, è la compagnia autorizzata in esclusiva da Richard O’Brien: lo spettacolo è in lingua inglese, tranne il ruolo del Narratore, che in ogni Paese toccato dal tour è madrelingua.
La scelta, questa volta, è caduta sull’attore Stefano Guerriero, che vive a Londra da undici anni: la sua interazione con il pubblico e con il resto del cast è prevista in lingua italiana, ma curiosamente, abbiamo assistito a una interpretazione della parte in un inglese fluente (non sono mancati, tuttavia, alcuni riferimenti all’attuale situazione politica del Belpaese).
L’irriverente e magnetica performance di Stephen Webb, nel ruolo di Frank’n Furter, e l’accattivante energia di tutta la compagnia mandano inevitabilmente in visibilio il pubblico; ma la musica resta l’autentico catalizzatore di uno spettacolo che, rinnovandosi nel corso degli anni, non ha mai tradito le proprie origini trasgressive; e lo dimostrano gli applausi tributati, anche dopo la ribalta finale, all’orchestra dal vivo, che continua instancabilmente a suonare il refrain del Time Warp.