Un rappresentazione dedicata alla paura. Uno spettacolo sulla paura della paura. E’ proprio questo ciò che va in scena al Teatro Guanella.
“Scomodi qui”, per la regia di Caterina Scalenghe, è una rilettura di Kvetch, opera prodotta da Steven Berkoff nel 1986 e vincitrice dell’Evening Standard Awards come miglior commedia dell’anno nel 1991.
La regista, che a maggio presenterà uno studio che prende spunto dall’analisi di alcuni testi di Arthur Miller come “L’orologio Americano”, con la Compagnia CampoTeatrale rivisita Berkoff attualizzandolo e caricando il tutto di ironia, affrontando così le tematiche contemporanee in maniera leggera ed efficace.
Il risultato è una commedia divertente nella quale, ridendo, è difficile per lo spettatore non riconoscersi in almeno alcuni aspetti rappresentati.
Per la Compagnia CampoTeatrale inscenare “Scomodi qui” è un lavoro molto importante. Difatti, questo spettacolo è il raccordo fra la formazione svolta nella Scuola e la pratica della scena.
Alla fine di ogni anno accademico, infatti, agli allievi attori che si sono maggiormente distinti per i risultati ottenuti viene data la possibilità di prendere parte ad uno spettacolo realizzato da CampoTeatrale. In “Scomodi qui” sono appunto le tre attrici ad esser state selezionate all’interno dell’Accademia di Formazione Attorale della Scuola di Recitazione CampoTeatrale.
La commedia narra le vicende di una famiglia composta da una giovane coppia, una silenziosa adolescente e una petulante nonna. Il fulcro della storia è rappresentato dalle relazioni fra questi e dalle rispettive paure.
Se il marito è preoccupato dal lavoro e dal denaro, la moglie è quasi schiacciata fra solitudine e inadeguatezza. Una ragazzina silenziosa ed introversa, da sola, affronta problemi ben più grandi di lei isolata nella sua musica senza che la famiglia possa accorgersi di nulla. La nonna rappresenta l’outsider: acciaccata, inopportuna e all’apparenza rimbambita, è invece probabilmente animata da una logica opportunista.
A portare scompiglio in questo classico nucleo familiare, sino a rivelarne le profonde problematiche, è un collega del capofamiglia che, accettando l’invito a cena che questi malauguratamente gli propone, solleva il coperchio del vaso di Pandora. Timori folli quanto stupidi, cieche ossessioni, fantasie sessuali, frustrazioni, insicurezze, ricatti e tradimenti porteranno all’inesorabile collasso la povera famiglia sino a giungere ad un finale inaspettato.
Divertente commedia, forse però un po’ sottotono proprio nel finale, è un’ottima analisi sui rapporti umani moderni, una brillante critica ad una società che privandoci del nostro tempo fagocita tutto e tutti, riducendo ognuno a ciò che fa o al fantasma di ciò che gli altri vorrebbero fosse.
Una rappresentazione dal linguaggio immediato e vicino al quotidiano con personaggi sopra le righe, scomodi persino al proprio ego, come solo la realtà può proporre.
Bene le tre allieve attrici, specie Chiara Anicito capace di immedesimare alla perfezione l’adolescente moderna rabbiosa ed isolata in un mondo inesistente. Divertente interpretazione di Marco Colombo Bolla nei panni dell’inetto collega. Il vero valore aggiunto è, però, Donato Nubile il quale interpreta egregiamente la parte del capofamiglia.
In fondo, come dice uno dei protagonisti, ‘tutto sta a decidere di fare come ti pare e piace, e mandare alla malore i sensi di colpa… forse.’ Forse. E il pubblico si riconosce a applaude.
Milano, Teatro Guanella, 15/02/2009
Visto il
al
Guanella
di Milano
(MI)