Un inizio 2014 all’insegna delle novità alla Scala di Milano, soprattutto per la scelta del balletto con il quale si è voluto inaugurare la nuova stagione. Una scelta legata in un certo senso ancora alla tradizione, ma proiettata verso il rinnovamento e la modernità.
Con “Serata Ratmansky”, dedicata appunto alle coreografie di un artista emergente come Alexey Ratmansky, il direttore del Corpo di Ballo Vaziev ha voluto dare un segnale forte a tutta la compagnia, indicando in Ratmansky il coreografo con il quale vorrebbe lavorare quasi sempre, annunciando il suo desiderio di volerlo nominare coreografo residente. Nonostante una prima a dicembre un po’ tempestosa andata in scena in ogni modo dopo le proteste sindacali per i ritmi di lavoro troppo serrati, lo spettacolo replica fino al prossimo 16 gennaio.
Tradizione e rinnovamento dunque perché Ratmanasky è un artista il quale, dopo aver cercato le sue radici russe a New York dove quando era ancora direttore del Balletto del Bolsoj già nel 2006 aveva creato per la compagnia americana “Russians Seasons”, ha deciso ora di ricercare queste radici anche in Italia e in particolare a Milano. In questo balletto infatti mescola la tradizione russa del calendario ortodosso alle quattro stagioni di Vivaldi, attraverso una interpretazione moderna delle danze popolari rivisitate non solo attraverso una mescolanza di passi provenienti dal carattere e contaminati con la danza moderna, ma anche grazie all’ideazione di costumi semplificati i cui colori, rosso, viola, bordeaux e arancione, richiamano i diversi temperamenti delle coppie in scena.
Nella composizione coreografica sicuramente dichiarato è il riferimento alle leggendarie “Saisons Russes” di Sergej Diaghilev nonché l’influsso del balletto “Les Noces” creato per i Balletti Russi da Bronsilava Nijinska nel 1923. Il linguaggio musicale di Stravinsky si proietta del resto in maniera evidente nella partitura di Desyantnikov mentre Ratmansky inserisce un elemento di contemporaneità nel matrimonio rituale contadino con la rabbia della donna interpretata, nella replica vista, da Marta Romagna in coppia con Mick Zeni, entrambi precedentemente impegnati con grande convinzione del ruolo della coppia in arancione.
Sicuramente da citare nella replica del 5 gennaio la performance tecnica ed espressiva di Stefania Ballone, ballerina poliedrica ed in grado di interpretare con bravura sia i ruoli più classici che quelli più moderni. In “Serata Ratmansky” l’abbiamo vista in “Russian Seasons” al fianco di Federico Frisi, che nel ruolo più tecnico sulle punte del “Concerto Dsch”.
La grande modernità di questo balletto, presentato in questa occasione alla Scala di Milano e montato per la compagnia scaligera che ha offerto al pubblico una ottima prova sia dal punto di vista tecnico che espressivo, sta nella musica sicuramente contemporanea e composta appositamente da Desyatnikov, musicista e compositore il quale lavora con Ratmansky da anni e il quale in questo balletto, sente fortemente dell’influenza di coreografi come Balanchine e Jerome Robbins.
Grande novità di questa “Serata Ratmansky” è stato il balletto “Opera” scritto specificamente per Alexej Ratmasky su commissione del Teatro alla Scala. Una sorta di divertissment ispirato a Goldoni e Metastasio, rivisitati in chiave fumettistica, senza trama né un filo logico, solo una fantasia barocca, un mix di musica, canto e danza senza storia né linea narrativa, ma semplicemente una composizione coreografica che strizza l’occhio alla danza barocca ma anche a quella contemporanea, ideata per otto coppie di corpo di ballo e quattro primi ballerini nella replica vista interpretati da Roberto Bolle in sintonia perfetta con Beatrice Carbone nel ruolo della coppia rossa passionale è più romantica, mentre Emanuela Montanari e Mick Zeni erano la coppia in azzurro più eccentrica e distaccata.
Teatro alla Scala fino al 16 gennaio 2014