Prosa
SERVO DI SCENA

UN CORTOCIRCUITO DELL'ANIMA

UN CORTOCIRCUITO DELL'ANIMA

Il testo, magistralmente portato sulle scene da Peter Yates in un film indimenticabile, tratta della gente di teatro per analizzare i meccanismi dei rapporti interpersonali e per guardare con impietoso realismo nell'anima dei protagonisti, emblematicamente uomini e donne dell'oggi nella difficoltà di vivere equilibrate e serene vite lavorative e affettive. Persone che non possono sfuggire a un cortocircuito dell'anima.

“Sono stufo di dipingermi la faccia sera dopo sera, di mettermi vestiti non miei”. Ronald è un attore attempato nominato baronetto, il cui equilibrio mentale si è destabilizzato. Un cortocircuito che l'ha portato a spogliarsi per strada, abbandonando quegli abiti quotidiani che non riconosce come suoi, dopo anni di metamorfosi in palcoscenico. “Sir” è un uomo accentratore e tirannico, egocentrico, non rispettoso dell'altrui sensibilità. Da anni gli garantisce un equilibrio precario Norman, l'assistente: “dresser” in inglese, termine intraducibile perchè riguarda un ruolo da noi inesistente. Norman non solo si occupa del camerino dell'attore, ma ne è il segretario, l'amico fidato, il tuttofare, quasi l'alter ego. Colui che filtra tutto quello che dall'esterno entra in contatto con Ronald, sia in senso materiale che mentale. Un rapporto non paritario perchè il servo di scena venera l'attore. Non si tratta di amore, ma di molto di più. E questo perchè Norman è solo, pieno di dubbi, gli piace autocommiserarsi, manca di quel soffio vitale che farebbe la differenza. Ma lui solo riesce a vedere il cuore di Ronald e a convincerlo a salire sul palcoscenico, interpretando perfettamente il ruolo shakespeariano. Quando tutti lo davano per sconfitto, quando Sir dice a Norman “Devi dire al burattinaio di cambiarmi i fili”, il servo di scena trova un'ultima possibilità per l'attore. Prima di morire.

Siamo in Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale. I bombardamenti tedeschi non interrompono lo spettacolo, i razionamenti bellici modificano (un poco) le abitudini di vita, alimentari, di abbigliamento. La perfetta scena di Margherita Palli mostra un camerino strutturato in tre ambienti: bagno, spogliatoio, salottino. I muri sbrecciati, oltre che evocare i bombardamenti, consentono di mostrare il corridoio e le porte degli altri camerini. Sopra il palcoscenico, visto prima dal fondo scena e poi dalla platea. Impressionante la cura degli attrezzi di scena, quelle mensole piene di tutto, i particolari storici meticolosamente ricostruiti. Parimenti perfetti i costumi, sempre di Margherita Palli (peccato solo i moderni calzini del protagonista). Contribuiscono allo spettacolo le luci di Gigi Saccomandi e i suoni.

Franco Branciaroli è un ideale Ronald, un uomo pieno di sé che tratta tutti gli altri solo come necessari alla propria vita, un attore che confonde ormai la vita e la scena, anzi piuttosto seleziona quel che gli fa maggiormente comodo; impostato nel recitare Shakespeare, mette tale enfasi anche nella vita quotidiana e nei rapporti intimi.
Tommaso Cardarelli è un giovanile Norman, tristemente alcolizzato per resistere alla vita: “io lotto. E non è facile”; un uomo che si è votato alla cura di un altro che non lo ricambia, un uomo che fuori dai camerini del teatro non respira, un uomo che si è forse sottratto alle proprie responsabilità in quanto incapace di affrontarle (a momenti si direbbe che solo nell'umiliazione trova il senso della propria vita); se nel finale appare eccessivo, la sua interpretazione resta memorabile per la gestualità curatissima, i movimenti calcolati al millimetro nell'apparente naturalità e la voce che esprime il riverbero di ogni impalpabile moto dell'anima.
In scena anche Lisa Galantini, Melania Giglio,  Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo a dare volto all'aristocratica Milady dal profilo somigliante a Maggie Smith, alla ninfetta in cerca di popolarità disposta ad accettare i palpeggiamenti dell'anziano capocomico, alla zitella dietro le quinte che ha sprecato la sua vita nell'attesa quotidiana che il capocomico le rivolga uno sguardo, all'attore che fa ostruzionismo e a quello che si piega a ogni volere del capocomico. Tutti, uomini e donne, travolti dalla fine di Ronald. Anche per loro la morte di colui che rappresentava il solo riferimento di vita li porta a un cortocircuito. Definitivo.

Uno spettacolo perfetto dal punto di vista tecnico e attoriale. Pubblico non troppo numeroso ma rapito dallo spettacolo, nel finale applausi calorosissimi.

Visto il
al Sociale di Como (CO)