Successo quasi scontato per questo Simone Boccanegra che torna a varcare il palcoscenico del Teatro modenese dopo vent’anni di assenza. Il successo lo troviamo nel titolo verdiano, che rimane uno dei grandi capolavori del melodramma ottocentesco; lo troviamo nella regia solida e tradizionale di Riccardo Canessa e nelle bellissime scene e negli sgargianti costumi di Alfredo Troisi; lo troviamo nella presenza di Leo Nucci nel ruolo del protagonista.
Simone non è un’opera facile. Fin dalle origini del suo debutto al Teatro La Fenice nel 1857 conobbe alterne vicende di successo e rifacimenti fino alla stesura del 1881 con la collaborazione di Boito. Ma anche questa versione, nonostante il favore del pubblico, non incontrò una durevole fortuna fino alla definitiva riscoperta nella prima metà del XX secolo. Il soggetto stesso forse non invita a un amore a prima vista come gli altri titoli verdiani; la crisi di un sistema che intreccia potere politico e affetti familiari e la sua tinta scura e malinconica con un intreccio abbastanza complicato sono elementi abbastanza estranei a Verdi, ma nondimeno Simone è un’opera di grandi musicalità e introspezione, con scritture raffinate, espressive e brillanti, che la allineano tra le principali opere del compositore.
La regia di RIccardo Canessa è tradizionale: improntata sulla valorizzazione dei singoli cantanti e delle loro voci, riesce a fornire un'idea semplice e facilmente comprensibile al pubblico, grazie anche alle scene di Alfredo Troisi. Elegante e raffinata, come le stesse scene, la regia riesce a caratterizzare psicologicamente i personaggi senza nulla togliere alla personale interpretazione dei singoli cantanti. Le scene riportano, nei loro ambienti, i due colori dei palazzi di Genova, il bianco e il nero, utilizzando abilmente alcune videoproiezioni nelle scene che evocano il mare di sottofondo. Sontuosi e filologici i costumi, sempre di Troisi, dai bei colori morbidi e perfettamente inseriti nel contesto. Un insieme che appaga decisamente la vista.
Il vero protagonista di questa messa in scena è Leo Nucci in Simone. La complessità dell’opera e della partitura necessita di cantanti che sappiano valorizzare la sua scrittura scarna e articolata: Leo Nucci è un baritono a cui questi ruoli sembrano essergli cuciti addosso. In forma smagliante, riesce sempre a trovare ricchissime sfumature emotive che lo rendono unico e credibile. Aiutato anche dalla lunga e brillante carriera, Nucci è un campione sul palcoscenico; immutata la resa vocale e la caratterizzazione del personaggio che lo rendono ancora oggi non solo un grande cantante ma un ottimo attore. Grandemente applaudito anche a scena aperta, ha dimostrato ancora una volta di essere un cantante all’altezza del ruolo e amato dal pubblico.
Il soprano Davinia Rodriguez in Maria/Amelia ha dato prova di possedere una bella voce drammatica, importante e dal timbro corpose e brunito; convincente nel ruolo, risulta essere pienamente nella parte, soprattutto dal secondo atto, dove la voce è più calda e morbida. Ha incantato con la sua bella voce scura di basso profondo e di grande effetto Carlo Colombara in Fiesco: meritatamente applaudita la nota aria A te l’estremo Addio, ma tutta l’interpretazione è stata degna di plauso. Generosa e squillante la voce del tenore Fabio Sartori in Gabriele Adorno: a suo agio nel ruolo, incisivo e con un’emissione ben dominata. Alexey Bogdanchikov in Paolo,ha dimostrato di possedere una buona tecnica ed una voce elegante ma con scarsa emissione e poca incisività. Ottima prova per Simon Lim in Pietro.
Precisa la direzione del giovane maestro Francesco Ivan Ciampa alla guida dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, capace di momenti memorabili, espressivi e di grande attenzione ai particolari, come nel Prologo. I tempi sono sobri, ma dinamici, cercando di amalgamare in modo degno voci e musica. Più che discreta l’esecuzione del Coro del teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.
Teatro esaurito e pubblico entusiasta che ha apprezzato sia la messa in scena che i cantanti, tributando caldi e numerosi applausi.