Prosa
SMITH&WESSON

Tragedia, ironia e una domanda

Tragedia, ironia e una domanda

Perché alla fine di ”Smith & Wesson” gli applausi non esplodono con quell’intensità e quel’entusiasmo che dovrebbe sciogliere un grumo di emozioni trattenute a stento? Le garanzie, e di conseguenza le aspettative, certamente non mancano, a partire dal testo. Alessandro Baricco presenta infatti, con nomi che alludono alla leggenda di frontiera e al fumetto, due picari, o personaggi da racconto on the road, una sorta di versione western di “Aspettando Godot”.

Il folle volo di uno scoop

Ferma un fotogramma della loro esistenza senza prospettive sotto l’immensità naturale delle cascate del Niagara e li fa incontrare con una ragazza, una giovane giornalista, che in nome di un colpo di vita e uno scoop, non esita a immolarsi in quello che Dante chiamerebbe “ folle volo” e mescola la tragedia a un epilogo circense e pop. Sulla ricchezza di questi spunti, Gabriele Vacis lavora con un gruppo di interpreti ai quali lo lega una dichiarata ed evidente sintonia: Natalino Balasso, Fausto Russo Allegri, Camilla Nigro e Mariella Fabris, sapienti sia nel muovere il sorriso sia lo sgomento. Come è possibile allora che, a spettacolo terminato, non si esca con la sensazione di aver visto qualcosa di indimenticabile?

I punti deboli

Colpa di una certa disomogeneità tra le parti dialogate e i monologhi e, nel complesso, di una lunghezza che andrebbe benissimo per una formazione da grande orchestra. Qui si è di fronte invece a una pregevolissima orchestra da camera e a una scenografia calibrata su questo tipo di relazione con la platea. La cornice, in questo caso un teatro all’Italiana che produce un bel contrasto, perfino ironico, con le atmosfere evocate, va bene. I tempi no.
Visto il 06-03-2018
al Gustavo Modena di Genova (GE)