Il Teatro Petruzzelli, dopo le innovative Nozze di Figaro per la regia di Chiara Muti e il tradizionale Nabucco per la regia di Joseph Franconi Lee, resta nel solco della tradizione con questa Tosca curata da Giovanni Agostinucci, prima della Turandot di Roberto De Simone che proviene dai magazzini del teatro barese e in attesa della ormai ripetutissima Vedova allegra di Federico Tiezzi. In questo caso Tosca vedeva l'alternarsi di due cast e di due direttori nelle otto recite in cartellone.
Lo spettacolo, prodotto qualche anno fa dalla Fondazione Teatro delle Muse di Ancona e dalla Fondazione Arena di Verona, si giova di una scenografia storica che adatta gli stessi elementi per i tre ambienti dei tre atti e che, complici i costumi (tutto di Giovanni Agostinucci, comprese le luci), situa l'azione nel 1800 come il libretto vuole. Poco comprensibile l'inizio del primo atto fra veli bianchi che scendono dall'alto, quasi a connotare un'atmosfera cechoviana. La regia, dello stesso Giovanni Agostinucci, è attenta a raccontare il plot e la narrazione si segue agevolmente seppure con qualche banalità nella gestualità e nei movimenti. Lo spettacolo di ispira con evidenza alla pittura di Jacques-Louis Daviv e Théodore Géricault e centra l'obiettivo di riferire la cupezza del momento storico e la repressione politica in modo da esaltare ancora di più la libertà dell'arte e la forza dell'amore.
Monica Zanettin ha la voce e il temperamento di Tosca e affronta il ruolo con piena padronanza sia nei momenti di impeto che in quelli di ripiego amoroso e sempre con una adeguata presenza scenica. Giancarlo Monsalve è giovane e baldanzoso e si è apprezzato per l'adesione spontanea e appassionata al personaggio, seppure il suo Cavaradossi debba curare maggiormente il passaggio in acuto. Di notevole esperienza ed eleganza formale lo Scarpia di Giorgio Surian, un Barone sulla scena dal colore non decisamente scuro. Particolarmente bravo e apprezzato dal pubblico Domenico Colaianni nei panni ormai abituali del Sagrestano, davvero una interpretazione notevole. Bravi nei ruoli di contorno Massimiliano Charolla (Spoletta) e Rocco Cavalluzzi (Sciarrone e Un carceriere). A completare il cast Ivana D'Auria (Un pastore), Antonio Di Matteo (Angelotti), il Coro del Petruzzelli preparato da Franco Sebastiani e il Coro di voci bianche Vox Juvenes preparato da Emanuela Aymone.
Il successo pieno della serata si deve, senza ombra di dubbio, all'Orchestra del Petruzzelli, una delle più giovani d'Europa, splendidamente preparata da Giampaolo Bisanti e diretta, nella recita a cui abbiamo assistito, da Giuseppe La Malfa. L'amalgama degli strumenti è praticamente perfetto; il suono, pieno e pastoso, mostra i colori della partitura e svela compiutamente gli snodi del racconto.
Il Petruzzelli era gremito anche nell'ultima delle otto recite programmate, segno di vitalità del teatro barese, di buon radicamento sul territorio e di adeguata politica di promozione anche per la massiccia presenza di giovani.