Sia che l'opera debba essere letta come un tragico poema su un amore impossibile e disperato, sia che si debba, al contrario, incentrare maggiormente l'attenzione sull'aspetto del dovere e della responsabilità, Un ballo in maschera rappresenta, senza ombra di dubbio, una pietra miliare all'interno del corpus verdiano.
Lo spettacolo proposto quest'anno a Modena, lo stesso presentato da poco al Festival Verdi di Parma (vedi recensione presente nel sito), è un omaggio a quel grande genio della scenografia che fu Pier Luigi Samaritani, del quale Massimo Gasparon ha ripreso l'allestimento realizzato per il Teatro Regio di Parma nel 1988 curandone personalmente la regia.
A parte l'ambientazione cimiteriale del secondo atto, con tanto di alberi stecchiti e cattedrale gotica sullo sfondo, che è stata ideata ex novo per l'occasione, in quanto l'originale è andato perduto, il resto delle scene rimanda al fasto di un recente passato in cui, anche dei fondali dipinti, veniva curato ogni minimo dettaglio e particolare: il tutto all'interno di una mise en scène nel solco della tradizione e senza alcuna trasposizione temporale.
Il sipario si leva su un imponente scorcio d'interno dalla prospettiva ardita con la luce che filtra da due finestre laterali; la scena è dominata da una grande scalinata con leoni alla base, posta sulla destra e occupata da una massa di figuranti tra cui spiccano alcuni cardinali (nella Boston protestante alla fine del sec. XVII?). L'antro di Ulrica, tra rocce e vegetazione, è anch'esso illuminato da un sole dorato che filtra da un'apertura e al centro vede campeggiare, disegnata sul terreno, un stella a cinque punte. Il palazzo dove dimora Renato ci appare all'inizio del terzo atto come la tipica residenza signorile dell'epoca: l'azione fra lui, la moglie e i congiurati è ambientata in una grande stanza sul cui fondo, ai lati di un camino, si aprono due porte e al cui centro campeggia un possente tavolo quadrangolare, coperto da un drappo rosso, sul quale sono posti strumenti musicali e un mappamondo. Da ultimo ecco la sala per il ballo: un ambiente sfarzoso con piccoli pilastri alle pareti, ai cui piedi sono disegnate delle nuvole, nel quale dominano i toni dell'oro e dell'azzurro.
I costumi sono ricchi e fastosi, migliori per quel che riguarda le masse, talvolta troppo sgargianti e dai colori quasi elettrici per i protagonisti. Su tutto pare mancare qualche idea registica d'effetto che renda più appassionata e coinvolgente, meno statica, insomma, l'interpretazione dei cantanti.
Riccardo è un Hector Sandoval dalla voce piccola che, dopo un'iniziale avvio più che discreto, ha palesato, soprattutto nel terzo atto, qualche difficoltà in acuto e nel fraseggio. Nei panni di Amelia una Kristin Lewis che, se dotata di una voce dal timbro potente, avvolgente, solida soprattutto nel registro centrale, ha mostrato di contro qualche limite nella dizione e nella tecnica di canto. Carlo Guelfi nei panni di Renato, al di là di alcune incertezze, ha evidenziato nel corso di tutta la serata una voce che è parsa un po' logora, nasale, dalla linea di canto non impeccabile. Discreta l'Ulrica di Nicole Piccolomini, dal bel timbro scuro, ma vagamente metallica in acuto e soprattutto non ben in grado di rendere l'aura di mistero e terrore che dovrebbe circondare il personaggio. Straordinaria, invece, sotto tutti i punti di vista l'interpretazione di Oscar fatta da Serena Gamberoni, briosa, divertente, coinvolgente, ma senza eccessi, dalla voce limpida, ma corposa, con acuti solidi e ben modulati. Con loro: Filippo Polinelli (Silvano), Antonio Barbagallo (Samuel), Enrico Rinaldo (Tom), Cosimo Vassallo (il giudice), Enrico Paolillo (un servo).
Complessivamente abbastanza buona la direzione dell'Orchestra del Teatro Regio di Parma ad opera di Gianluigi Gelmetti che, nonostante l'amore per una sonorità un po' elevata, ha cercato di rendere bene soprattutto i momenti drammatici della vicenda, accompagnando l'azione con una certa cura del fraseggio. Ben preparato come sempre il coro del Teatro Regio.
Sala gremita; buon successo di pubblico.
Lirica
UN BALLO IN MASCHERA
Un ballo d'altri tempi
Visto il
al
Comunale Luciano Pavarotti
di Modena
(MO)