UNO, NESSUNO E CENTOMILA

La parabola di Gengè nell'atmosfera del teatro

La parabola di Gengè nell'atmosfera del teatro

Vitangelo Moscarda, il protagonista di “Uno, nessuno e centomila”, non è solo un ricco borghese della provincia siciliana ma è il lato scuro di Pirandello, quel progetto esistenziale che il suo autore non ha mai chiarito fino in fondo, lasciando in sospeso le ambiguità che derivano dalla consapevolezza che ogni uomo rappresenta un mondo a sé stante. Rendere sulla scena la psicologia di Gengè è mettere in mano al pubblico una spugna imbevuta di tutte quelle  tensioni al limite infinetesimale che attaversano il Novecento  e da cui  tante avanguardie storiche furono attratte, da Marcel Duchamp in poi.

Roberto Trifirò, regista e attore  avvezzo al misurarsi con i testi dello scrittore siciliano, per questa sua  nuova fatica ha voluto una scenografia azzeccata fatta di uno spazio nudo incorniciato di nero (povero perché ciò che conta sono le passioni), un fondale trasparente ed elementi scenici di derivazione non a caso magrittiana che calano dall'altro. Congegno visivo che è cassa di risonanza e amplificatore della psicologia dei personaggi  che agiscono sul palcoscenico sorretti  dai credibili  Federica Armillis (Dida, infermiera, Diamante), Alessandro Tedeschi (Marco Di Dio, Quantorzo), Laura Piazza (Dida), Andrea Soffiantini (medico, padre, maestro Giogli, Notaro Stampa, custode, suocero). Personaggi costruiti come punto di arrivo e sintesi, miscele  ben dosate di sogno e realtà.
Gli amari, tutti interiori e tragici Vitangelo Moscarda di Trifirò, che nella pièce si ricava anche un ruolo da protagonista,  sono invece davvero “uno, nessuno e centomila” perchè in questa sua interpretazione l'attore si dissolve nel testo, non nel personaggio. Si dossolve cioè  nell'essenza vera del concetto di cui il personaggio  non è altro che  un'epifania effimera e momentanea: una maschera o un burattino che dir si voglia. Un'esperienza d'attore che inevitabilmente porta nel cuore della verità teatrale, nel nucleo ardente del testo. Il sogno di spingersi dentro la realtà che sfocia nell'unico sogno liberatorio permesso all'uomo prima della follia: il teatro. Un'ascesi, una liberazione dai modelli del vivere sociale che sul palcoscenico grazie ad un gruppetto affiatato di interpreti non può non trovare la sua più alta espressione.

Visto il 10-06-2014
al Fontana di Milano (MI)