Aterballetto, con tre coreografie, Words and Space, 14’20’’ e L’Eco dell'Acqua, racconta il tempo e la difficoltà umana nell’interpretarlo.
Words and Space
Jiri Pokorny, su musiche barocche, con questa coreografia propone un dialogo più che un monologo, un racconto intimo e lirico, in cui il corpo di un individuo si rapporta al proprio sé nello spazio idealmente chiuso del palcoscenico. La sua gioia è pura bellezza e la fatica fisica rispecchia fiducia. Questo è un quadro di immagini in movimento, un racconto personale di storie fluttuanti, frasi coreutiche che si uniscono a formare una unità di tempo sospesa, che ora si perdono, ora si ritrovano nella poesia del fluire del movimento. Un triangolo di danzatori inizia a sfaldarsi lentamente, braccia che formano un cordone umano che piano piano si allenta. I danzatori si muovono ora singolarmente con naturalezza, in duetti virtuosistici e in insiemi geometrici che li riducono ad un corpo solo. In questa pièce l’intimità individuale si alterna al dialogo intimo, all’interno del singolo o tra molti e l’espressività degli interpreti rivela la vulnerabilità e l’autenticità di ogni istante.
14’20’’
Estratto dall’opera 27’52” su musica di Dirk Haubrich. Jiří Kylián qui si cimenta sul concetto di tempo: il tempo misurato in modo sempre più accurato, il tempo che esiste e forse non esiste, il tempo che è solo un’invenzione e infine il tempo scandito dalla nascita e dalla morte. Semplice, eppure complicato e certamente inspiegabile. Questa coreografia rappresenta come questo concetto astratto condizioni la nostra vita, come la velocità e l’invecchiamento ci posseggano, e lo fa con una danza astratta e materica, emozionante e coinvolgente. I corpi dei danzatori creano figure morbide e plastiche, che sprigionano forza e delicatezza e il movimento viene fissato in una fisicità apparentemente precaria.
L’Eco dell’Acqua
Di Philippe Kratz, su musiche contemporanee varie, meno significativo rispetto ai primi due balletti, si rifà alla vicenda dell’abbattimento di un aereo civile da parte di un missile militare nei cieli ucraini. Il destino dell’uomo è il tema conduttore. Il coreografo sembra dire: come l’acqua scorre, così fa il tempo dell’uomo, imperscrutabilmente guidato. Una folla si muove secondo simmetrie complesse e mima un disordine organizzato. Una figura sospesa e fluttuante sul fondo richiama l’instabilità che può trasformarsi in incubo. Chiude un soggetto che insiste sulla verticalità del suo spazio e la moltitudine si evolve in flussi generando una pluralità logica e lineare. Un po’ convoluto questo balletto è ben sorretto da una sapiente scenografia.
Aterballetto passa da innovazione a tradizione con un repertorio formale e contemporaneo. Ora più, ora meno coinvolgente, mai scontato, continua a sorprendere.