FAUST’S BOX – A TRANSDISCIPLINARY JOURNEY

Faust nello specchio di un'anima virtuale

Faust nello specchio di un'anima virtuale

Dentro una scatola di ammalianti proiezioni visionarie, illuso di poter sconfinare in un mondo senza pareti, convinto che la sua conoscenza non abbia più limiti, Faust  insegue la gioia. Non cerca Mefistofele negli anfratti del suo studio. Lo incontra invece guardandosi allo specchio.

Dopo l’inferno di marionette esplorato ricordando il primo Goethe e filtrandolo nella disperazione di Operetta in nero, la ricerca di Liberovici sul simbolo delle inquietudini umane più titaniche  approda a un universo virtuale dove l’uomo in  realtà dialoga soltanto con se stesso e con le proprie illusioni. E’ chiaro che Liberovici non parla per partito preso. Non si è mai posto come  fautore dei mezzi artigianali a tutti i costi, è stato anzi uno dei primi in Italia a usare in scena le tecnologie e loro possibilità. A ragion veduta quindi, dominando e trasformando in poesia sonora e visiva i mezzi che utilizza,  rivela qui, se vogliamo parafrasare un celebre verso di Foscolo, “di che lacrime grondino e di che sangue”.

Helga Davis, cantante forgiata alla factory di Bob Wilson e dalla scuola dei gospel è ormai la voce di riferimento di questo percorso, che asseconda con intensità non soltanto virtuosistica ma pienamente partecipe. Le parole fuori campo del regista texano, in inglese con sottotitoli come l’intera rappresentazione,  prestano  un’altra architettura vocale alla narrazione.  In scena l’orchestra Ars Nova Ensemble diretta da Philippe Nahion, per la prima volta in Italia sottolinea toni tragici e guizzi di ironia. Le creazioni di Controluce Teatro d’Ombre, proiettate in video, saldano il mondo contemporaneo, reso più inquieto dall’ansia di onnipotenza,  con le risorse più antiche della fantasia. 

Se Operetta in nero era una danza affascinante ma interamente macabra, Faust’s Box lascia intravvedere, grazie a un incontro del protagonista con con una piccola e fragile creatura tangibile, orizzonti di speranza. Messaggio  privo di retorica, ma potente, in un’opera di respiro internazionale.
Concerto, teatro, arte visiva, sublimazione della parola? Arte. E basta.

Visto il 01-12-2016
al Eleonora Duse di Genova (GE)